Probabilmente ci perdoneremo gli errori, i morti e le bugie.
Forse continueremo a giocare con la finanza e con la sopravvivenza dell’umanità: la globalizzazione ha vinto e neppure l’esercito dei morti di una pandemia riuscirà a fermare questa follia.
Non credo che i confini avrebbero fermato il virus, nel secolo scorso la “spagnola” si diffuse a livello globale, oggi, la mancanza di confini ha solo aumentato la velocità di diffusione del COVID-19. La moderna medicina, con un po’ più di tempo, per l’effetto del rallentamento dovuto al controllo dei confini, avrebbe potuto trovare un rimedio prima della diffusione totale…ma questo non è certo.
Certo è che la globalizzazione ha concentrato produzioni a grandi volumi in pochi Stati, anzi…uno solo: la Cina.
Quello che abbiamo capito è che abbiamo chiuso tante fabbriche, troppe, bruciato migliaia di posti di lavoro per creare monopoli globali. Per assurdo, il maggior produttore delle mascherine, tanto ricercate in questi giorni, è proprio la Cina: la mascherina è un prodotto “banale” a basso valore economico…quanto valesse la spesa di produrle a casa nostra lo stiamo vedendo in questi giorni.
La ricerca del costo sempre più basso, basata sulla concentrazione dei volumi in paesi a basso costo di manodopera, ha distrutto, prima, il tessuto economico di paesi sviluppati… il costo di tutto il “low cost” globalizzato lo stiamo pagando in termini di disoccupati, e poi ha distrutto il tessuto sociale, modificando abitudini, valori e il senso di appartenenza ad un’area, ad un popolo.
Alla finanza serve uno standard mondiale, non solo di prodotti, ma anche di consumatori.
Non solo mascherine ma automobili, telefonini o i semplici bulloni: abbiamo creato un gigante economico e questa globalizzazione “pacifista” ha creato una delle prossime ragioni di conflitto internazionale.
Oltre a portarci in casa il coronavirus, sicuramente ci siamo “presi” il cambiamento climatico: il “low cost” ha bruciato carbone e ha inquinato come un’enorme locomotiva; calderone non solo cinese, poiché India e altri paesi si sono sviluppati, per rispondere alla fame di crescita globale, bruciando il pianeta…così che la responsabilità di questo disastro non è tutta dei nuovi imperi rampanti.
La crescita continua serve alle borse, la ragione serve all’umanità…paesi ricchi e colti si stanno impoverendo in cultura, potere d’acquisto e…sogni. Corpi senza difese: non credo che “dopo sarà meglio”…se ci perdoneremo tutto!
Romano Pisciotti
Non ho nulla da aggiungere a ciò che hai detto .