Confrontiamo una terzina Dantesca con una citazione di Einstein
Pd I – 88,90
e cominciò: «Tu stesso ti fai grosso col falso imaginar, sì che non vedi
ciò che vedresti se l’avessi scosso.
e cominciò a dire: «Tu stesso ti impedisci di capire pensando cose false, così che non vedi ciò che invece vedresti se avessi scacciato questo pregiudizio.
“Il pregiudizio è un processo che porta ad attribuire a una persona sconosciuta i tratti e le caratteristiche ritenute tipiche del suo gruppo di appartenenza”
Il pregiudizio può essere sia negativo sia positivo, si può avere una immagine o positiva o negativa rispetto a una categoria di persone e di conseguenza si opereranno comportamenti positivi o negativi verso quella categoria, se il pregiudizio è molto negativo si può arrivare alla discriminazione. Il pregiudizio può essere considerato come un fenomeno ordinario e quotidiano, riscontrabile tra la gente comune che deriva probabilmente dagli stessi processi cognitivi e sociali che influenzano tutti gli aspetti della nostra esistenza. Esso riflette i processi cognitivi in quanto è un prodotto della nostra percezione del mondo e del tentativo di dargli un senso. L’attivazione e l’applicazioni di categorie e di stereotipi avviene in modo automatico e inconsapevole.
Molti esperimenti nella letteratura confermano che lo stereotipo di un gruppo sociale sia difficile da cambiare, in quanto vengono alimentati da nuove informazioni negative e non vengono neppure attivati quando le informazioni sono positive.
Perciò è molto più facile confermare uno stereotipo piuttosto che smentirlo. Si ottiene così un circolo vizioso che funziona come una profezia che si autoavvera: la categorizzazione, la formazione di preconcetti, la conseguente attuazione di comportamenti e la conferma delle aspettative iniziali.
“l’attivazione di una precisa aspettativa produce comportamenti e atteggiamenti coerenti con essa, che a loro volta sono in grado di produrre le basi per una conferma dell’aspettativa stessa”
Romano Pisciotti: navigando il web