Il Gattopardo, il profondo senso della storia

 

l Principe Salina (Burt Lancaster)

Il Gattopardo non è un romanzo storicoma è un romanzo che ha un profondo senso della storia, riuscendo a collegare le vicende individuali nella vasta trama della storia dell’800. Il romanzo tratta della transizione fra due epoche storiche ed è attuale perché stiamo vivendo una trasformazione della storia italiana in forme impreviste.

La vicenda del principe Salina può essere letta in molti modi: per capire la transizione dal mondo borbonico all’Unità d’Italia nel 1860, il passaggio dalla Sicilia del fascismo a quella del dopoguerra, dopo il 1943, la transizione dall’Italia nazione, all’Italia continente europeo, dopo il 1992, avendo come sfondo i travagli della globalizzazione.

(Nicola Bottiglieri)

 

Un paradosso che dice tutto: un libro che entra nell’immaginazione comune per una cosa che non ha detto. A cui tutti, dalla vulgata giornalistica in poi, attribuiscono una morale che nel testo non c’è. La famosa frase: “bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com’è”, da cui nascono i vari “gattoperdesco”, “gattoperdismo”, “gattopardi”, è l’esatto contrario di quanto mostra (e dimostra) il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Il gattopardo non esprime nessuna continuità e nessuna sopravvivenza dei vecchi. Anzi dalla prima all’ultima pagina è il racconto di una decadenza e di una fine di un mondo. La frase famosa viene continuamente smentita: nel libro niente rimane com’è, tutto invece decade e finisce come il cane Bendicò, prima imbalsamato e poi buttato via: “in un mucchietto di polvere livida”

 

Romano Pisciotti: consiglia la lettura o la rilettura del “Il Gattopardo”