I DENTI DEL NOSTROMO


Nessuno ha mai chiesto al nostromo Carmelo che  cosa gli fosse passato per la testa in quel tragico momento, nessuno gli chiese il perché del suo gesto! Nessuno lo prese per pazzo, nel rispetto del suo dolore.

Carmelo, quella notte, doveva aver guardato a lungo il suo passato in quella scia bianca che s’allontanava nel buio, portandosi i ricordi e la voglia di vivere. Il rumore cupo e ritmato dei motori deve avergli martellato la testa, mentre il suo cuore precipitava nella disperazione. Sotto la poppa, il mare, macellato dalle eliche, si era già aperto per lui in un pozzo profondo più del suo dolore.

Un abbraccio del destino lo ha salvato dalle sue ombre: le mani che lo hanno agguantato all’ultimo secondo furono quelle dell’ufficiale di macchine, salito in coperta per la pausa di una sigaretta. 

Fu evitata una tragedia e il nostromo fu sbarcato all’arrivo in porto.

Guardare la scia della nave mi aveva sempre rilassato, se la prua avvicina gli orizzonti e le incognite del viaggio, sedersi a poppa, fumandosi una Marlboro era il modo per fumarsi anche la nostalgia. Lo sguardo era verso acque già navigate, dunque sicure. I draghi marini, se c’è ne fossero stati, annegavano con i mostri della mente. Il cuore poteva respirare l’odore  del mare e il corpo si rilassava…il firmamento, allontanandosi nella notte, dava l’impressione di uno strano tramonto e non poteva più incombere sull’anima.

Il cassero, di spalle, e l’enorme fumaiolo sembravano proteggere come un maniero con la sua torre.

Chissà perché, in quella zona della tranquillità, Carmelo scelse il salto dell’addio?

Sembrava essersi preparato con calma: aveva svuotato le tasche appoggiando sulla bitta il suo coltellino e il pezzetto di sagola, che, come d’uso marinaresco, si portava sempre appresso per ogni evenienza in coperta…non pensava che gli sarebbero serviti dopo quel salto.

Questa storia non si trasformò in tragedia, anzi, come per scaramanzia, si riuscì a trovare un aspetto buffo: su quella bitta, il nostromo, aveva posato anche la dentiera…propio impensabile ciò che gli era passato per la testa!…Noi ci scherzammo su, fortunatamente, insieme a lui.

Romano Pisciotti

2 thoughts on “I DENTI DEL NOSTROMO”

  1. Bel racconto di vita . È proprio vero , guardare di poppa infonde tranquillità . Durante le grandi nebbie , guardando di poppa , avevi l’impressione che la visibilità fosse migliore che guardare di prora . Chissà? Forse perché il pericolo che avevi davanti era già passato e non ti metteva più paura e ansia . Complimenti per il racconto .

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