DROPS OF MEMORIES
Non aggrappiamoci alla nostalgia, ma non disperdiamo i nostri ricordi.
Let’s not cling to nostalgia, but do not disperse our memories.
Danilo ha spolverato la sua divisa per indossarla in un giorno bellissimo che ricorderà per la vita. Scommetto che, almeno per un’attimo, qualche bagliore del passato sarà scintillato sui galloni dorati. Forse qualche scintilla avrà lasciato qualche bruciatura, non tutta la storia, o le storie, della Marina possono essere gloriose, però, la scelta di accompagnare Virginia all’altare in uniforme è il segno di un legame forte tra la vita e quella divisa.
Sono sicuro che, tra quei bagliori, ci sia stato qualche luccichio anche per i ricordi legati ai mesi trascorsi, tutti insieme, sotto il pennone del brigantino.
Poi…il tempo e le cose della vita ci hanno preso l’anima, ma l’incontro per il quarantesimo ha dimostrato che il cuore è rimasto…libero!
Il matrimonio di Virginia rimane un fatto che le appartiene, ma quella divisa, ben portata da papà, lo ha reso anche nostro.
Ancora dividiamo i nostri accadimenti, a volte gioiosi e a volte tristi, come fanno i migliori amici. La partecipazione ci unisce.
Siamo invecchiati, e questa è una fortuna, pertanto nessuno se ne avrà se, guardando Danilo nella sua divisa, mai invecchiata, mi sono specchiato nel tempo ricordando i visi, gli schiamazzi, la gioia e le aspettative di quegli allievi fieri della prima tacca dorata sulla manica,fieri della loro giovinezza.
Qualche luccichio c’è stato, ma non per i riflessi sui galloni (veri o simbolici) che abbiamo ottenuto…mi luccicava qualche lacrima.
Tra qualche giorno il nostro Arturo marcerà per tutti noi, onestamente sono stato deluso da questa Nazione per la quale ho giurato: forse l’Italia è cambiata o io sono diventato solo un vecchio borbottone, ma faccio fatica a riconoscermi come cittadino orgoglioso….sono però orgoglioso che Arturo possa ancora fieramente marciare con il nostro gagliardetto!
Un abbraccio…Viva il settantaduesimo!
Romano
Ci sentiremo
si, ci sentiremo
per un saluto.
Qui ti lascio
l’augurio, la speranza
e i sogni
porto la forza
il nostro coraggio
e le fatiche.
Il tuo amore
mi è caro
più del pane
porto con me
il tuo sorriso
e i battiti.
Dunque, ti lascio
il mio abbraccio
per mio ricordo
non già per
paura d’essere dimenticato
ma per sentirti…
sempre.
Romano
Caro amico,
Ricordo bene tuo padre…quando veniva a prenderti a scuola con quella macchina francese… che più brutta non poteva essere: una Citroen, credo, super molleggiata e disegnata con l’accetta.
Tuo padre mi è sempre sembrato un uomo severo, oggi, con il viso scarno e quel cappellino buffo, mi fa teneramente sorridere pensandolo come un vecchio saggio tibetano.
Anche lui sta sorridendo, dolcemente e un po’ tristemente….è una caratteristica delle persone anziane quella di avere un sorriso sospeso tra nostalgia, stanchezza e affetto.
Un musicista, come tuo padre è stato, deve essere severo per sfruttare le poche righe del pentagramma ma, combinando suoni e pause, muove tutta la gamma dei sentimenti e colora il mondo.
Già da qualche anno ho perso mio padre, tra le cose che ricordo di lui ci sono quelle strimpellate con la sua inseparabile chitarra!
La generazione che ha visto gli orrori della guerra e che ha ricostruito il Paese, sembra avere in comune (dilettanti o professionisti) la passione per la musica…e l’arte e la cultura…così era per mio padre com’è per il tuo!
Abbraccialo per me.
Vuoi vedere che forse dovremmo ricominciare dalla musica…per migliorare questo Paese?!
Con affetto,
Romano
ANIME SUL FONDO
In un buco di ferro
luce e fumo da un pertugio.
Cuore, testa e denti
non battono di gloria
ma di febbre da paura,
la pelle scotta e fonde
con la carne e le lamiere
mentre l’anima gela
e muore nel gorgo.
Romano Pisciotti
Ciao papà!
Io desideravo un cane maschio e da guardia: gli amici mi regalarono una femmina di Labrador, per l’appunto, una giocherellona femmina da biscotti!!
Poco tempo dopo un maschio meticcio, come “razza”, ben bastardo come indole, riuscì a entrare in giardino per far guai. Eva, così si chiamava la temibile guardiana di casa, partorì Brina: una cagnolina a pelo raso color grigio scuro e dalle zampette cortissime che faticavano a regge il corpo massiccio… onestamente, sembrava una foca!
Io avrei preferito chiamarla nebbia o smog, se non foca.
Madre e figlia scorrazzavano in giardino, pur con il limite imposto da un reticolato creato a protezione della piscina, dove avrebbero voluto nuotare. Ogni volta che mi tuffavo in quella piscina, si ripeteva la scena di abbaiamenti disperati e corse sfrenate in lungo e in largo: avrebbero voluto “salvarmi”!
Mio padre, negli ultimi anni, usciva raramente da casa se non per recarsi agli appuntamenti con il tanto amato “Coro di Gavirate”, in compenso, ha goduto piacevolmente il giardino: con la sua chitarra si sedeva sulla solita panchina a strimpellare il suo ricco repertorio che andava dalle canzoni del Littorio a quelle partigiane, ai canti di montagna, senza tralasciare le belle canzoni dialettali della tradizione meneghina. Il pubblico apprezzava: Eva e Brina scodinzolavano al suo arrivo, per poi accucciarsi all’ascolto dei “concerti”.
Quelle brevi passeggiate di mio padre, nel giardino di casa, con le due inseparabili amiche trotterellanti, sono continuate anche quando l’appoggio del bastone si fece, per papà, sempre più necessario.
Mio padre era un omone alto e con un notevole dislocamento, invecchiando non aveva perso i capelli e il suo viso è sempre rimasto quello di un bell’uomo con un sorriso dolce. Ora, il giardino, è quello dei cieli, ma scommetto che papà sarà su qualche panchina a strimpellare con accanto il suo pubblico affezionato…anche Eva e Brina lo hanno raggiunto.
Romano
…la tua panchina è rimasta vuota e nessuno fa più musica in giardino.
Dear Dad…your bench is left empty and no one makes more music in the garden.
Avevamo vent’anni, poco più o poco meno, quando prendemmo il mare: ne sono passati di anni, di gioie, delusioni, amori, sogni e vittorie… è cambiato il mondo e il Paese. Sono cambiate le navi. Siamo cambiati noi, nel fisico e nel pensiero: vecchi e maturi. La nostalgia ha preso il posto dello slancio; l’esperienza ha frenato l’irruenza e l’impazienza.
Pensando all’inventario della nostra vita, sapendo che altro dovremo vivere, lasciamo i ricordi al loro posto come medaglie sulla bandiera o…rimpianti e lacrime per ciò che avremmo voluto fare e per chi abbiamo dovuto salutare.
In gola il sapore di quel fumo denso e sulle labbra il salmastro di tiepide brezze; nel cuore il battito dei motori e il volo dei gabbiani.
Ci rassicura l’aver attraversato sia nere tempeste che la sconcertante vivida luce del mare piatto.
Sappiamo che intorno a noi ben poco è rimasto com’era: meglio o peggio che sia, ma senza aver perso l’abitudine, guardiamo di prora!
Romano
T/n RAFFAELLOT/n RAFFAELLO: Il primo imbarco // The first boarding
Su questa splendida nave, ammiraglia della flotta italiana, io ho pulito i piatti e servito a tavola l’equipaggio; quando si dice “cominciare dalla gavetta”, è il mio caso: tra il quarto e quinto anno dell’Istituto Nautico, ho provato l’esperienza di un imbarco estivo. Un sogno di nave ha portato i miei sogni di ragazzo oltre oceano.
On this splendid ship, flagship of the Italian fleet, I cleaned the dishes and served the crew at the table; when people said “start from the mess”, it’s my case: between the fourth and fifth year of the Nautical Institute, I tried the experience of a summer boarding.A ship’s dream brought my dreams of boy over the ocean.
M/n AUGUSTUS
http://www.romanopisciotti.com/index.php/2018/07/15/mn-augustus/
The little sailor and a faded photo on board the ITALMOTOR tanker:
Piccolo marinaio
We live in the hope of becoming a memory
The memory is a little bit of eternity
“She” never “it”
D’infilata in cuccetta con la nave attorno che scrolla, arranca, quasi s’impenna, tonfa e s’abbatte, rolleggia e vibra.
Il mare che sbatte, s’alza, ricade, spuma, copre e risucchia.
Il vento che fischia, urla, insiste, la smette…e riprende.
E’ tutto un concerto di dadi, viti bulloni e sportellini, porte mal chiuse, paratie vive.
Ponti che respirano, si piegano, si stendono e si stirano.
Silenzio…e poi daccapo: borbotta, si lamenta, soffre.
Ora è tranquilla.
Canta, poi mugola o si schianta, ma sempre viva, imponente, possente, calibrata, forte, dolce, delicata, amica e quasi perfetta: la mia nave.
Romano Pisciotti
…VIENI MIA BELLA CHE E’ L’ORA ARRIVO IN CORRIERA.
E ANCHE COL FREDDO D’ INVERNO SARA’ PRIMAVERA.
RUBARTI I BACI PIU’ AUDACI NON E’ UNA CHIMERA BASTA UNA VECCHIA
CORRIERA PER STARE INSIEME A TE.
(… Vecchia corriera di Del Sarto)
It is one of the iconic photographs of the 20th Century, an image that is synonymous with love and with Paris, the city of romance. Its name is Le Baiser de l’Hôtel de Ville (The Kiss by the Hôtel de Ville) and an exhibition at the Martin-Gropius-Bau in Berlin is currently displaying it alongside another hundred or so pictures by the great French photographer Robert Doisneau.
As surreal alien ship floating out there…the TITANIC was sunk by one of these…
…The British have succeeded in transforming one of the greatest disasters of the British Navy into a myth.
Quando nel 1946 l’ingegner Eugenio Gra ne sostenne la necessità molti lo considerarono un megalomane!…..
Il 25 Luglio è una tragica ricorrenza per la marineria Italiana
July 25th is a tragic anniversary for the Italian navy
L’Ammiraglio Sergio Agostinelli, Comandante dell’Accademia nel periodo in cui ero allievo, ha vissuto nella sua carriera due momenti che hanno segnato la storia della nostra Marina: ha raccolto i poveri corpi dei suoi allievi periti nel disastro aereo del Monte Sella e ha raccolto le vite di naufraghi disperati nel Mar della Cina in una delle missioni più lontane effettuate dalle navi grigie.
Morte e vita, dolore e speranza…onore ad un grande marinaio!
La ricorrenza del nostro quarantesimo è un evento lieto e così rimarrà, ma il cuore non può dimenticare che la celebrazione coincide con i quarant’anni da quello schianto sul Monte Serra, dove 38 allievi dell’Accademia Navale, un ufficiale e 5 membri d’equipaggio, persero la vita a bordo di un C-130 della 46^ Aerobrigata di Pisa.
Non flutti di tempesta
ne un soverchio nemico
ma il destino avverso
colpì le giovani membra
gelando sogni e speranze.
Fumo, rottami e terra
e le verdi passioni
sparse su quel crinale
nel lampo della morte
che acceca ogni attesa.
Romano
NELL’AGOSTO DEL 1933 IL RECORD: DALL’EUROPA ALL’AMERICA IN 4 GIORNI, 13 ORE E 58 MINUTI ALLA MEDIA DI 29 NODI
IN THE AUGUST 1933 THE RECORD: FROM EUROPE TO AMERICA IN 4 DAYS, 13 HOURS AND 58 MINUTES TO THE AVERAGE OF 29 KNOTS.
REX
History & VIDEO:
Il nuovo colosso della Marina Mercantile Italiana venne varato il 1° agosto 1931 dai sovrani italiani alla presenza di una folla immensa: di circa 100.000 persone.
Per varare il Rex venne utilizzata la prima bottiglia di Brut riserva reale prodotta dall’azienda vinicola Gancia e il collo della medesima, custodito in una preziosa urna con il nome della nave e il suo profilo in diamanti, venne donato alla madrina, la regina Elena di Savoia.
Il Rex fu il primo transatlantico ad avere tutte quelle innovazioni che ne facevano un’autentica nave da crociera: cabine di lusso con veranda privata, aria condizionata, vasti ponti per lo sport e lidi grandi e immacolati con due piscine, centro benessere, garage con accesso drive-in direttamente dalla banchina.
Da un punto di vista tecnologico, il Rex è ricordato per essere stato una delle primissime navi al mondo dotate di prora a bulbo; la sua straordinaria carena, studiata presso la vasca navale di Amburgo, era stata ottimizzata copiando le sue forme da quelle della trota. Il Rex fu un mix di tradizione e innovazione: all’esterno presentava linee aggraziate e filanti, tipiche dello streamline e dell’industrial design anni Trenta, mentre gli interni erano più conservatori e ispirati agli stili storici più classici. Da notare che fu anche una delle ultime navi con poppa a clipper; soluzione questa che soluzione, per quanto démodé, era stata scelta per ottenere una maggiore superficie dei lidi poppieri a dispetto dei limiti di lunghezza dello scafo imposti dalle dimensioni del bacino di carenaggio di Genova.
Eccidio di Kindu
L’eccidio di Kindu (o massacro di Kindu) avvenne l’11 o il 12 novembre 1961 a Kindu, nell’ex Congo belga, dove furono trucidati tredici aviatori italiani, facenti parte del contingente dell’Operazione delle Nazioni Unite in Congo inviato a ristabilire l’ordine nel paese sconvolto dalla guerra civile.
Fatti a pezzi, questo deve essere il ricordo di quei tredici uomini:
L’odore della carne macellata deve fermarsi in gola a chi ha sepolto nel silenzio quel sacrificio.
L’odore del sangue e della terra deve arrivare in gola a chi non ha un brivido per quegli uomini, per chi non ha sentimenti per la nostra Storia e per la nostra Patria!
Paura, tanta paura hanno avuto quegli uomini di pace, morti nel terrore di una morte oscena che non ha senso, se ne perdiamo il loro ricordo.
Troppi dimenticano troppo in fretta, troppi hanno vergogna di Patria, ignoranza del sacrificio e della purezza.
L’oblio di Kindu, presagio dell’oblio di questo Paese.
Un abbraccio a voi che ricordate.
Romano Pisciotti
AUGUST 6, 1945
The most destructive bombing event of WWII was neither Hiroshima nor Nagasaki. It was the Operation Meetinghouse, the American firebombing of Tokyo.
On the night of 9/10 March 1945 the United States Army AirForce(USAAF) conducted a devastating firebombingraid on Tokyo, the Japanese capital city. This attack was code-named Operation Meetinghouse by the USAAF and is known as the Great Tokyo Air Raid in Japan.[1] During the raid, bombs dropped from 279 Boeing B-29 Superfortress heavy bombers burned out much of eastern Tokyo. More than 88,000 and possibly over 100,000 Japanese, mostly civilians, were killed and one million left homeless, making it the single most destructive air attack of World War II. The Japanese air and civil defenses proved inadequate, and only 14 American aircraft and 96 airmen were lost.
The attack on Tokyo was an intensification of the air raids on Japan which had commenced in June 1944. Prior to this operation, the USAAF had focused on a precision bombing campaign against Japanese industrial facilities. These attacks were generally unsuccessful, which contributed to the decision to shift to firebombing. The operation during the early hours of 10 March was the first major firebombing raid against a Japanese city, and the USAAF units employed significantly different tactics than those used in precision raids including bombing by night. The extensive destruction caused by the raid led these tactics to become standard for the USAAF’s B-29s until the end of the war.
MARCINELLE 1956
Nel 1956, in Belgio, morirono 136 minatori italiani. L’8 agosto ricorre il 62esimo anniversario della tragedia di Marcinelle, dove oltre ai nostri connazionali persero la vita 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 5 francesi, 3 ungheresi, un inglese, un olandese, un russo e un ucraino, per un totale di 262 minatori. La causa del disastro fu un vasto incendio che divampò all’interno di una miniera di carbone.
Romano Pisciotti: Chi, oggi, specula su questa tragedia per giustificare impossibili accoglienze di massa in Italia non conosce la nostra Storia.
Luci della Sicilia
Non abbiamo lasciato
sulla sponda d’Alessandria
il nostro sorriso,
ne i ricordi
che conserviamo nell’anima;
forse abbiamo lasciato
allo scorrere del Nilo
il battito di giovinezza
che abbiamo ritrovato
desiderando d’abbracciarsi ancora.
Romano