La Cina verso il primo calo della popolazione in 70 anni

La Cina ha posticipato la pubblicazione del nuovo censimento (il settimo), ma nega che, come sostenuto dal Financial Times, il documento certifichi il primo declino demografico del paese dai tempi del disastroso “balzo in avanti” voluto da Mao Zedong negli anni Cinquanta.

 

Il quotidiano cinese Global Times afferma che se i nuovi calcoli ufficiali indicheranno una popolazione inferiore all’1,4 miliardi registrati nel 2019 è probabile che ci sia stato un errore statistico in precedenza. Il censimento sarebbe infatti più accurato delle relazioni redatte annualmente. A ogni modo, la testata sostiene che la diminuzione del numero di abitanti dovrebbe iniziare nel 2022, ponendo fine a un quinquennio di crescita.

La crescita demografica è un fattore determinante nello sviluppo di una collettività. In particolare, le grandi potenze hanno bisogno di una popolazione giovane per perseguire le loro ambizioni geopolitiche.

Niccolò Locatelli
Coordinatore di Limesonline

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Presentato da Romano Pisciotti

L’ITALIA DI DRAGHI ALLA PROVA DELLA REALTÀ

“Draghi incarna perfettamente l’uomo del momento, prestigioso, competente, chiamato a sbrogliare una tremenda situazione sollevando dall’incombenza i partiti, il parlamento, la stessa opinione pubblica. Ma neppure il capo più capace può incidere senza una necessaria cifra antropologica generale. L’Italia di Draghi potrebbe trascendere le secche in cui esiste soltanto se la popolazione fosse disposta a sopportare gli enormi sacrifici richiesti dal perseguimento della potenza, se fosse pronta ad affrontare gli anni che verranno senza i fondi garantiti dalla Germania, se intendesse estricarsi dalla sfera d’influenza teutonica accettando un deterioramento della propria condizione economica, se contemplasse l’uso della forza per recuperare il terreno perduto in Libia.” 

“Draghi non potrà superare le deficienze strutturali, antropologiche che dilaniano il nostro paese. Né pare riconoscerle. Nel piano per la ripresa post-epidemica dovrebbero figurare misure per incentivare lo svecchiamento della popolazione, per inaugurare una nuova pedagogia nazionale, con l’obiettivo di rovesciare la percezione post-storica che ci inchioda al minimalismo, lo squinternato approccio economicistico della popolazione che impedisce ogni recupero della potenza. Eppure l’ex presidente della Bce propone (impossibili) unioni fiscali di dimensione continentale, interventi di esclusiva matrice infrastrutturale o finanziaria. Palesando la sostanza di un leader che è semplice espressione della collettività che presiede, mai artefice della storia. Con il Belpaese che probabilmente scongiurerà il default continuando ad abitare un infinito declino. Nella cocente delusione di chi crede(va) d’aver visto il «Messia».”

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Presentato da Romano Pisciotti

Si vis pacem, para bellum

Romano Pisciotti

Il killer Putin e la buona salute di Biden

 

L’analisi della sortita di Biden fatta da Dario Fabbri:

“….gli Stati Uniti necessitano di trasferire all’esterno il malessere che vivono internamente affinché questo non provochi impasse. Tutt’oggi la Russia rappresenta il nemico più facilmente intelligibile dall’opinione pubblica d’Oltreoceano, perfetto per convogliare su di esso la rabbia di dentro.

Biden ha voluto anche smorzare l’entusiasmo di molti paesi europei per il vaccino russo Sputnik V, con l’obiettivo di colpire il soft power del Cremlino. Di fatto il presidente statunitense invita i governi del Vecchio Continente a ponderare la propria scelta in merito, segnalando che trattasi di vaccino prodotto da un paese guidato da un “killer”…..”

“….Dopo 24 ore di totale sconcerto diplomatico a Mosca, Vladimir Putin la butta in psicologia e spiega che Joe Biden gli ha dato dell’assassino perché è lui a sentirsi tale. Augurando ironicamente ‘buona salute’ al collega americano, il presidente russo si è appellato a un modo di dire “che usavamo tra bambini nel cortile, quando si litigava: chi ti chiama con un nome si sta dando quello stesso nome”. In pratica, l’italico bue che dà del cornuto all’asino…..”

 

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Buona lettura
Niccolò Locatelli
Coordinatore di Limesonline

 

Romano Pisciotti like LIMES

Come ci divide la moneta unica

L’euro vent’anni dopo:

La frustrazione di dover cercarsi su internet squisiti esercizi di pensiero sapendo che sulla televisione di stato si fanno manicaretti e balli con le stelle.

“L’Italia è un Paese decisivo su scala mondiale, ma non lo sa e preferisce non saperlo”, dice Lucio Caracciolo, fondatore e direttore dell’autorevole rivista Limes.

“Il nostro Paese è importante per almeno due ragioni. Primo, da noi dipende il futuro dell’euro. Secondo, l’Italia è alla frontiera fra Ordolandia e Caoslandia, ultima appendice del mondo relativamente ordinato e benestante tra Africa e Medio Oriente. E oggi, al di là del Canale di Sicilia, troviamo due imperi affacciati al centro del Mediterraneo, Russia e Turchia, che stanno riscoprendo antiche ambizioni. Ci attendono sfide enormi, ma non ce ne rendiamo conto”.

QUALE EUROPA CONVIENE ALL’ITALIA:

Presentato da Romano Pisciotti