9 ottobre 1963


9 ottobre 1963

Le anime e le ossa

prigioniere nel fango,

riccioli di bimbi 

e occhi di vecchi

impietriti 

dal gelido boato

dell’acqua

precipitata a morte.

I magri sogni 

strappati dai cuori,

portati lontano 

da casa

e dall’immaginazione.

Il diavolo 

non ha sceneggiato

un tal tragico danno:

la viltà degli uomini…sì!

La superba diga,

ancora testimone

d’architetture geniali,

ha inghiottito la frana

ma non la morte

che ha scavalcato

l’ingegno 

e l’ingordigia.


Romano Pisciotti 

(2023, Sessant’anni dal disastro del Vajont)

3 commenti su “9 ottobre 1963”

  1. Bravo . Giusto ricordare ., complimenti per il tuo scritto . Anche oggi , ricordare l’accaduto ti fa sentire male .

  2. Tremenda tragedia che è ben definita dal tuo compimento.
    L’espressione che hai usato: “acqua precipitata a morte” dice tutto.
    Bravo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *