FRANCESCO

Mia nonna mi rimproverava di “avere fastidio” del fumo delle candele: alludeva alla mia poca fede.

Di Francesco Papa non condivido la sua idea d’essere più Francesco che Papa…naturalmente a mio avviso. Vorrei, comunque, commentare l’ultimo gesto pubblico di Francesco (…il Papa): la sua uscita a sorpresa dal Vaticano e il suo breve pellegrinaggio romano.

Naturalmente la sorpresa è stata per noi, credo che la passeggiata sia stata almeno concordata con qualche autorità capitolina…comunque sia, il gesto del Papa mi ha colpito, sperando, però, che non diventi un invito a ignorare le regole, affollando le chiese in questo particolare momento.

Bergoglio è zoppicante e ha la sua età, vederlo appiedato per le strade deserte di Roma, è stata una scena persino un po’ surreale: un pellegrino, vestito di bianco, sofferente, in visita ai luoghi sacri per una preghiera e un omaggio floreale alla Madonna; questo avrà fatto bene ai credenti e un po’ a tutti, non solo ai romani: la veste bianca spiccava, come il colore dei fiori, in quella scena grigia di una città chiusa per contrastare un male invisibile.

Cantare sui balconi per esorcizzare la nuova peste ci ha fatto bene, ma la chiassata ci ha messo solo un po’ d’allegria e ci ha, forse, rincuorati. Battere le mani a tutto il personale, non solo medico, che si sta prodigando in questo difficile momento, è stato sicuramente un gesto incoraggiante per tutti loro ma quell’uomo dalla veste bianca, così indiscutibilmente potente e protetto, fattosi semplice e silenzioso pellegrino per Roma, ci deve far riflettere.

Quell’uomo in preghiera ci riporta, se cattolici, alla fede…se uomini di sentimento, ci dovrebbe far meditare sulla fragilità della nostra dimensione.

Non m’importa chi stesse pregando Francesco, la sua presenza solitaria sotto le volte severe di quel tempio, ha mosso i cuori, sicuramente il mio. Il gesto del Papa ha mosso il pensiero e, come Francesco (… il Santo), siamo rimasti nudi davanti alla potenza di Dio o, quantomeno, scoperti davanti alla nostra fragilità, ignoranza e presunzione. Ci siamo creduti più potenti della Natura: ci siamo ingrassati nutrendoci di algoritmi, finanza, grattaceli di Babele, missili interspaziali ed effetti speciali, ma è bastato un virus invisibile per far tremare il mondo.

Un uomo prega in silenzio, un uomo chiede pietà… ma noi dovremmo vergognarci per quei morenti isolati dall’affetto dei loro cari, noi dovremmo vergognarci per le lamentele di non poter partecipare al rito dell’aperitivo, noi dovremmo vergognarci per il “calcolo del rischio” o il “calcolo della convenienza” che ci ha portato a esorcizzare le catastrofi per chiudere ospedali non economicamente produttivi….e a rimanere senza banalissime mascherine per averne delocalizzata la produzione. Forse abbiamo delocalizzato l’anima e il cervello!

Come abbiamo bisogno di presidi medici per il corpo, forse Francesco ci sta ricordando che abbiamo bisogno di presidi anche per lo spirito. Non credo che le preghiere o i miracoli potranno fermare il virus, ma fermiamoci, noi, a meditare sull’ingordigia umana e sulla nostra fragilità… possiamo farlo in questo periodo di sosta forzata.

 

Romano Pisciotti