Il viaggio di Ursula e il viaggio dell’Europa

Ci siamo “armati” di diritti civili con tanti altri buoni propositi e…illusioni: “Occorre limitare le importazioni dai paesi autocratici”, peccato che la democrazia faccia difetto in tutto il globo. Limiteremo gli scambi commerciali con la Russia, forse pensando che Arabia Saudita, Cina, India, Brasile, Egitto e tutti i paesi africani siano paradisi di libertà.

Contando le teste, si può ben dire che quasi la metà del mondo si sveglia pensando a come mettere insieme il pranzo con la cena, mentre per una larga parte dell’umanità, il solo pranzo è già un problema. Contando le teste, il fabbisogno di materie prime, grano compreso, è la catena al piede per molto più della metà del mondo! Contando le teste, troppe di loro non conoscono la democrazia e sono più interessate al pane.

Paesi che esportano petrolio devono importare grano e quasi tutti i prodotti alimentari; ci sono paesi che hanno bisogno di petrolio, grano e acqua, riuscendo a coltivare solo la miseria; ci sono paesi che importano quasi tutte le materie prime e hanno bisogno di esportare ciò che producono, per coltivare il loro benessere.
Morale della favola: i flussi commerciali non possono fermarsi, come non si potrà fare un distinguo tra paesi democratici e autocratici.

L’idea di esportare democrazia con i bombardieri, oltre ad essere un tragico controsenso, non può essere una via percorribile.
La globalizzazione ha solo spostato ricchezze e povertà, lasciando quasi invariata la somma, spesso creando solo degli ologrammi di libertà e benessere o innescando appetiti e illusioni…alcune pericolose. Dunque, neppure questa è la via.
Il chiaro fallimento di queste “vie”, voglio sperare che non porti alla terza strada: la guerra mondiale!

Sfidare il potenziale nemico non è un buon sistema per cercare la pace: minacciare o tacere non sono, certo, il modo di porsi, ma sanguinare per sanzioni a doppio taglio e, contemporaneamente, mostrare i muscoli flaccidi, rende ancor più paradossale la politica. Non sono soluzioni, ma espedienti, le armi sottobanco, la minaccia di surreali tribunali. Neppure è intelligente l’alleanza, senza se e senza ma, con chi sta combattendo una guerra a distanza per il predominio imperiale, più che per la libertà dell’Ucraina…forse qualche se o ma dovremmo dirlo.

L’Europa, unita nei dibattiti e ancora troppo divisa negli interessi, non può comunque tacere, non può essere indifferente a una guerra sotto casa, ma scegliere un campo non può portare alla pace, forse, porterà solo al coinvolgimento diretto nella guerra sul terreno e nei cieli che, palesemente, non siamo in grado di combattere: onestamente, aldilà dei pochi militari professionisti, pensiamo veramente di avere armi ed eserciti adeguati? Anche se così fosse, veramente crediamo che la possibile distruzione totale possa essere la soluzione?

Il Pianeta non è piatto, venti e correnti scivolano sulla sua pelle e nelle sue vene, come i prodotti della terra dovrebbero scorrere in base ai bisogni, senza confini e dazi, ma questa visione è l’utopia che ci hanno venduto per mascherare commerci e sistemi finanziari scellerati: la global economy! Ora rischiamo lo scempio finale: la guerra…solo perché le diplomazie non hanno il coraggio di ammettere il fallimento dell’utopia, non vogliono ammettere che da anni, i nostri alleati, stavano armando l’Ucraina e che da anni si stavano usando le aspirazioni, sacrosante, di un popolo per preparare lo scontro tra imperi. Tutti noi non abbiamo il coraggio di ammettere che, anche a casa nostra, i diritti sbandierati sono stati, e sono, troppo spesso lo zucchero per il solo consenso elettorale e, ora, ci vestiamo della bandiera arcobaleno.

Forse, la strada è rispettare il nostro vicino: con il tempo, come nella Vecchia Europa, i diritti cresceranno anche nell’orto del vicino, insieme al benessere… e a un poco di democrazia, di cui nessuno è campione!
Le differenze economiche e politiche si appianano con l’esempio e il progresso: processo lungo ma sicuro. In quanti secoli abbiamo costruito il nostro benessere, tra tempi bui e splendide rinascite? Oggi il mondo corre più veloce e non ci vorranno secoli per altri passi avanti dell’Umanità, ma dobbiamo cominciare, mostrando ciò che abbiamo acquisito, senza mordere nessuno.
Se, veramente, miriamo a una più equa distribuzione del benessere, con lo scambio pacifico dei beni naturali e industriali, non possiamo limitarci ad affrontare i problemi dividendo l’Umanità in buoni e cattivi, in aggressori e aggrediti: lasceremo terreno solo per i lupi.
Pur essendo mostruosamente triste vedere le lacrime di madri, non dimentichiamoci di quante lacrime siamo stati responsabili e quante lacrime abbiamo pianto, dunque, smettiamo la strafottente e boriosa idea d’essere i migliori, o di pensare d’essere con i migliori: troviamo il coraggio di abbandonare il pregiudizio o il ricatto, andiamo a Mosca e a Washington.
Cara signora Ursula, consolare le madri è doveroso, ma affrontare il problema è necessario!…A Kiev non c’è la soluzione.
Se, come credo, l’Europa ha qualche cosa da dire e può fare qualche cosa per il mondo, che lo dica senza belare, che lo faccia senza paura.
Non basta confezionare discorsi pomposi, occorre trattare, dimostrando di aver voglia di farlo, mediare offrendo e chiedendo. Se un buon compromesso deve lasciare tutti, almeno in parte, soddisfatti…l’Europa che cosa è disposta a concedere e a chiedere a entrambi i contendenti?

La partita non si gioca in Ucraina, ma su tutto il continente, forse su tutto il mondo: dovremmo smettere di chiedere a Cina e India da che parte vogliano schierarsi, ci si schiera in guerra ed è quello che vorremmo evitare; dovremmo chiedere, invece, cosa siano pronte a fare per fermare questo scempio e attivare i flussi commerciali di un’economia sostenibile. Naturalmente, dovremo chiederlo, prima che ad altri, a Vladimir e a Joe…e chi è senza peccato, scagli il primo missile nucleare.

Romano Pisciotti

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