MIGRANTI E PETROLIO


Panico per il prevedibile nuovo aumento del petrolio! Sicuramente il maggior costo dell’energia porterà inflazione in Europa…meno, comunque, di quella causata dalla scelta di non usare il gas russo!

Io non sono un economista, ma posso testimoniare che nel 2007/2008 e 2009, con il grezzo a 100/110 dollari al barile, l’inflazione non era così drammatica, ne’ la benzina era a due euro!

In quegli anni un fatto economico, importante secondo il mio modesto parere, fu il grande bum economico dei paesi produttori di petrolio, tra questi la Nigeria, dove vivevo. La classe media in Africa conobbe una crescita sbalorditiva. L’andamento positivo delle economie locali servì ad attivare investimenti per la costruzioni d’importanti infrastrutture. L’economia girava e si aprirono anche catene di centri commerciali sul modello europeo, oggi palesemente in sofferenza. 

Ci fu un aumento delle importazioni, con beneficio dei paesi esportatori.

L’industria locale ebbe  una forte spinta, con beneficio per l’occupazione.

A Lagos ebbi  modo di costatare l’importante crescita del benessere a tutti i livelli sociali. In quel periodo i maggiori flussi migratori si limitavano, per la maggior parte, dalle zone rurali verso i centri urbani della Nigeria. Quasi da non credere, ma quel paese riusciva ad attrarre anche una certa quota immigratoria, dal Niger e dal Benin.  In quegli anni la Nigeria, come altri paesi petroliferi, furono anche richiamo di tecnici e manager europei…come il sottoscritto.

Il periodo positivo venne ridimensionato dal nuovo calo del prezzo del greggio…sicuramente anche da altri fattori, ma quel paese dipende molto dall’ export del petrolio!

Oggi, tutta Europa sostiene che per limitare l’ondata d’immigrazione, clandestina, occorrerebbe “aiutarli a casa loro”! È prevedibile che con il rialzo del grezzo, la Nigeria riprenderà a spendere…come altri paesi. 

I problemi degli africani sono tanti e solo un sostanzioso aumento delle materie prime, che detengono, potrà migliorare la loro situazione. 

Tutte le nazioni della fascia sub sahariana stanno, oggi, drammaticamente alimentando gli sbarchi a casa nostra.

Nuovi investimenti in quelle aree avvierebbero un ciclo virtuoso che, oltre a rallentare l’arrivo dei barconi, porterebbe vantaggi per l’export europeo verso tutti quei paesi.

L’Europa è, per molti prodotti, un mercato saturo, mentre milioni di africani stanno “aspettando” il loro frigorifero, la loro lavatrice e la loro automobile…magari elettrica! La Nigeria ha immense risorse idriche che, se ben sfruttate, potrebbero avviare anche lì un’importate transizione verde.

Le imprese italiane potrebbero ritornare ad essere protagoniste, come un tempo, in tutta l’Africa, per la costruzione di ponti, strade, dighe, ecc…

Il benessere favorirebbe anche l’evoluzione dei diritti della popolazione…la democrazia, abbiamo visto, non s’inventa con i bombardamenti.

Non è del barile che dobbiamo avere paura, ma dell’incapacità odierna di promuovere le nostre imprese. Non deve essere il debito pubblico a spaventare,  ma la stagnazione del PIL.

Non è l’inflazione che dobbiamo temere, ma i sistemi draconiani della BCE per ridurla!

Dovremmo temere il rapido abbandono dei combustibili fossili, non possiamo illuderci che le fonti rinnovabili, a breve, possano sostituire il petrolio per legge o per desiderio. Non possiamo rischiare la desertificazione industriale europea e un ulteriore, insostenibile, impoverimento delle famiglie, per seguire demagogiche e drastiche  filosofie verdi.

La cosa interessante, per la salute del Pianeta, è che l’aumento del prezzo dei fossili innescherà l’attenzione verso fonti alternative, con investimenti più misurati a favore dell’energia pulita. Non tutti i mali vengono per nuocere! 

Una migliore programmazione di questa transizione verde gioverà, sicuramente, all’economia globale.

Se la tassa che dobbiamo pagare, per “aiutarli a casa loro”, è l’aumento del prezzo del barile…che tassa sia! L’importante è trasformare il

sovrapprezzo in un ritorno per l’intera comunità…come dovrebbe essere ogni tassa!

Romano Pisciotti 

6 commenti su “MIGRANTI E PETROLIO”

  1. Complimenti , il tuo scritto è molto tecnico e convincente , mi trova in accordo , anche se io non posseggo la tua esperienza di manager internazionale . La cosa che purtroppo abbiamo visto è che , non sempre , i paesi africani sono politicamente affidabili . Cosa ne pensi ?

  2. Complimenti per la tua disamina , mi trovo d’accordo. Non ho la tua esperienza di manager internazionale , ma il tuo racconto lo trovo molto condivisibile . Mi viene da fare una domanda . Cosa ne pensi dei paesi africani che sono politicamente instabili e quindi poco affidabili ?

  3. Tutto vero.
    Il difficile è: saper valutare il rischio. Troppe “ricette” da tanti anni, ognuno dice la sua (solo parole), grandi proclami ma senza successo.
    È una miccia ormai accesa.
    Occorrono azioni forti, auspicabilmente comunitarie, diversamente sarebbero solo controproducenti.
    Dopodiché si deve intervenire, sempre a livello comunitario s’intende nei loro paesi.
    Troppo drastica?

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