VECCHIA EUROPA

1975, M/n ITALMARE, in navigazione dalla Mauritania all’Italia: scopriamo cinque clandestini, evidentemente saliti a bordo, eludendo la sorveglianza, durante le operazioni di carico a Nuadibu’.

I cinque africani, dopo qualche tensione con l’equipaggio, furono sfamati e gli fu assegnata la spaziosa cabina normalmente destinata ai portuali.

All’arrivo a Taranto, dove avremmo scaricato il minerale, salì a bordo la polizia che arrestò i clandestini. Ultimate le operazioni commerciali, la polizia riportò a bordo i cinque africani. Pur avendo tutti regolare passaporto del Mali, nessuno prese in considerazione l’asilo. 

Questa sceneggiata durò per un paio di viaggi: in Italia, consegna alla polizia, mentre nei porti africani, per la durata della sosta, la polizia si limitava a mettere un lucchetto alla cabina ….nessuno voleva quei ragazzi.

A bordo, durante la navigazione, i nostri “ospiti” erano liberi di sgranchirsi le gambe  in coperta e di frequentare le salette dell’equipaggio, dove mangiavano e riuscivano a scroccare qualche sigaretta. Pur non potendo lavorare, cosa proibita dalle leggi internazionali, si offrirono, volontariamente, di aiutare i marinai in qualche compito di lavaggio e pulizia. Il Comandante diete loro un po’ di soldi e divennero clienti del cuoco per cioccolata e Coca Cola. Impararono velocemente a giocare a briscola con il Nostromo e l’Operaio meccanico. Fecero amicizia con tutti, non solo con chi parlasse un po’ di francese…anzi, con i molfettesi sembravano intendersela da amiconi! 

A seguito di una trattativa tra l’Armatore e le autorità  della Liberia, riuscimmo a sbarcare definitivamente i cinque clandestini, consegnandoli alla polizia di Monrovia…e al loro destino.

I cinque sono tornati sulle coste italiane, in cinquecento, in cinquemila…e ancor di più!

Se la storia dei cinque ci aveva un po’ commosso, le storie di migliaia, oggi, ci fanno paura perché potrebbero diventare milioni!

Che cosa è cambiato dal ‘75  sull’immigrazione clandestina?

Certamente la frequenza e le modalità degli arrivi dall’Africa.

Siamo diventati avvocati per i diritti umani, abbiamo stravolto il significato di clandestino e naufrago; nessun Questore potrebbe più decidere del destino di nessuno; siamo ricchi e globalizzati… ma di cosa abbiamo paura noi europei?…..Forse d’aver perso la nostra partita in Africa, lasciando ad altre super potenze il campo. Sicuramente temiamo il nostro futuro: ci stiamo accorgendo, solo ora, che da anni stiamo suonando la stessa musica, come dai ponti del lussuoso Titanic. La nostra felicità, benessere e crescita scopriamo che non sono garantite, ma dipendono dall’alleato più forte o dal nemico più benevolo! 

Da anni ci siamo consegnati alla finanza e ai menestrelli della politica…che fan gran discussioni sulle dimensioni delle zucchine come sui diritti umani, lasciandoci con meno verdure e meno diritti, ma offrendoci, in compenso, auto elettriche ricaricabili con i miraggi dell’energia rinnovabile. 

Un’Europa che invecchia, che s’azzuffa per l’osso che rimane, che si affida a questa o quella commissione di lobbisti e azzeccagarbugli….ha ovviamente paura delle invasioni, come ogni impero decadente. Non abbiamo una soluzione: per questo abbiamo paura! Non abbiamo né Scipione, per combattere, né un Francesco…quello Santo, per abbracciare la marea che ci sta venendo addosso!

Romano Pisciotti 

3 commenti su “VECCHIA EUROPA”

  1. Tu dice bene , fermiamoli ora . Anche se cominciassimo oggi i frutti si vedrebbero non domani , ma chissà quando , però se la strategia è illuminata la speranza che alla fine la cosa migliorerà c’è .Abbiamo paura perché non sappiamo come fare . La storia ce lo insegna , le grandi migrazioni non si fermano ma si gestiscono , se si è capaci , altrimenti si subiscono .

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