GUERRA O GAS?

Oggi, sembriamo aver scoperto la guerra, come se le decine di conflitti sanguinosi che hanno accompagnato la generazione del boom economico, o le morti e le distruzioni che anche la generazione Z ha visto, non ci avessero mai toccato.

La minaccia nucleare è sempre stata presente, dovremmo rinfrescarci la memoria andando a leggere i giornali, non i documenti segreti, degli ultimi sessant’anni. Forse, a un certo punto, abbiamo pensato che gli ordigni atomici fossero solo materiali per la cinematografia. Abbiamo confuso la globalizzazione con la pace, ignorando che il libero mercato è solo una questione finanziaria ed economica…peccato che non tutti si approvvigionino allo stesso bancomat e non tutti siano vassalli dello stesso impero: lo scontro era inevitabile e non completamente inaspettato, almeno per chi governa le sorti del mondo.

La guerra è tornata, anzi, non ci ha mai abbandonato! Questo conflitto che ci affligge, simultaneo a molti altri che sono stati ignorati, ha di diverso il nostro impegno aperto con quello dei nostri alleati: non abbiamo mandato il solito drappello di soldati in qualche punto quasi sconosciuto del Pianeta, ma ci siamo schierati come mai era successo nella storia recente, ovviamente senza combattere, per ora, ma rischiando di mandare a combattere tutto l’esercito, richiamati inclusi.

Non è la prima volta che scrivo di mia nonna Martina, una donna eccezionale che ha diviso con me un lungo percorso di vita…è scomparsa nel 2000, quasi centenaria.
Lei ha vissuto la prima guerra mondiale, la seconda, la guerra fredda e il crollo del muro di Berlino…spesso le sue battute, in dialetto meneghino, hanno dimostrato la sua fibra da caporalmaggiore e sono state piccoli esempi di filosofia popolare, anche per questo la ricordo spesso.

La minaccia nucleare esisteva ed esiste…da ragazzo ne ero preoccupato, come lo eravamo tutti, esattamente come lo siamo ora.

…Stavo pranzando a casa della nonna quando al telegiornale, quello ancora in bianco e nero, l’ingessato lettore delle notizie iniziò a parlare di tensioni tra i due blocchi…oggi la televisione è a colori, ma non sono cambiate le notizie. Nonna mi trattava come un ometto e commentammo insieme quelle notizie. Io dissi, citando l’opinione comune, che un conflitto nucleare avrebbe cancellato l’umanità; la risposta di mia nonna non so dirvi se fugò le mie paure o ne riaccese altre, ma non fui in grado di controbattere, oggi ci sto ripensando e condivido con voi la battuta ( traducendola dal dialetto milanese):

“Durante la Grande Guerra tutti avevano paura dei gas e si pensava che, se i tedeschi ne avessero fatto un uso massiccio, non ci sarebbe stato scampo per nessuno. Abbiamo superato la prima e la seconda guerra mondiale…e sono ancora qui!”

All’inizio del secolo scorso, nell’immaginario della gente, i micidiali gas costituivano l’arma atroce e definitiva…abbiamo, poi, conosciuto la potenza distruttiva dell’uso criminale dell’atomo: per noi, oggi, la bomba atomica è l’arma definitiva.
Forse, la nonna, ne aveva viste talmente tante da pensare che nulla potesse fermare il mondo. Forse il suo ottimismo superava ogni brutalità umana! Nella sua frase, ci vedo oggi, l’impotenza della gente davanti alle decisioni di chi ha il potere e una certa accettazione che la storia si continuerà a replicare in vinti e vincitori, in vittime e sopravvissuti. Possiamo leggere anche una speranza: nella pur diabolica dinamica della guerra, esiste un limite…anche se non si è fatto molto nella storia, come nei giorni nostri, per fermare i conflitti, speriamo che esista ancora un briciolo di coscienza che possa porre un limite.

Rimane però il dubbio se nella Grande Guerra l’Europa non sia stata gassata totalmente solo per mancanza di gas!
Anche oggi, uno dei protagonisti è il gas, ma questa volta speriamo che ce ne sia tanto, per stare tranquilli…e lo stiamo cercando dappertutto.

Purtroppo non posso più chiedere alla nonna la sua opinione, ma ho paura che anche lei capirebbe che la ricerca della certezza energetica potrebbe non essere per far funzionare i condizionatori, ma sia la scusa per prepararci a menar le mani.

Romano PIsciotti

La guerra giusta

La guerra ha sempre avuto legami profondi col sacro perché entrambi toccano qualcosa di molto profondo nell’uomo: l’esperienza della morte, uno degli elementi più radicati nell’esistenza umana. La guerra è morte o rischio costante di morte.
Caratteristica delle religioni tradizionali è proprio di aver ancorato la guerra a una dimensione spirituale, alla sfera del sacro. Per tutte le società organizzate anche su una base religiosa e solidali con i propri dei, in pratica quasi tutte, la guerra coinvolge radicalmente i rapporti con il divino. Da sempre nella storia gli dei non possono rimanere indifferenti alle guerre dei loro popoli.

Le religioni tradizionali considerano la guerra parte integrante della natura umana e quindi come inestirpabile. Gli dei monoteisti sono spesso il “Dominus Sabaoth”, il “Dio degli Eser- citi”. Le religioni politeiste hanno uno o più dei appositamente preposti alla guerra.

Nel mondo greco sono assodate la naturalità e la normalità del “pòlemos”. Dice Eraclito: “È necessario sapere che la guerra è comune a tutte le cose e che la giustizia è conflitto e che tutto accade secondo contesa, come si conviene ed è giusto”.

Le madri e le mogli dicono ai figli e ai mariti di tornare con il loro scudo o sopra di esso.

Per i romani, convinti della loro superiorità “naturale”, ogni guerra è giusta se si rispettano determinate formalità giuridiche o religiose.

 

Anche per l’Islam la guerra è del tutto un “non problema”. Ovviamente nel Corano vi sono anche parti riferite alla pace e alla temperanza. Ma di certo nessuno mai si è sognato in questo contesto religioso di aprire sulla guerra giusta o non giusta un dibattito come quello svoltosi nel cristia- nesimo.

Per Agostino (354-430) ogni società cerca la pace e se muove alla guerra lo fa per amore della pace, che è “tranquillità nell’ordine”, “ordo naturalis” voluto da Dio. Nel 398 ca., nel “Contra Faustum manichaeum”, Agostino difende il Vecchio Testamento, che i manichei considerano superato, e la polemica lo porta a parlare di guerra e di uso della forza a fini legittimi. Nelle sue opere, come la “Città di Dio” e altre, non si articola una vera e propria dottrina sul bellum iustum e tuttavia le sue affermazioni costituiscono una base essenziale per le dottrine della Chiesa in materia. Nel trattato anti-donatista del 400 “Contra epistulam Parmeniani”, Agostino afferma la facoltà di punire con la forza non soltanto i pagani, vendicando così il “crimen ido- latriae”, ma anche gli scismatici e gli eretici. Il “dissenso degli empi” è un crimine e va perse- guito con “regia diligenza”. Si giustifica in questi casi la violenza, che deve indurre al “timore”, visto come mezzo di coercizione e rieducazione.

Nei testi induisti, ad esempio nel Bhagavad-Gita, la guerra è considerata inevitabile. Krishna dice ad Arjuna, che esita a combattere: “Se, abbandonandoti alla vanità, pensi ‘Non voglio combattere’, il tuo proposito è vano. La natura stessa ti costringerà. Ciò che, in un momento di smarrimento, non hai intenzione di fare, lo farai ugualmente, anche contro la tua volontà, legato dalle tue stesse azioni scaturite dalla tua natura”.

L’ebraismo non ha mai avuto difficoltà con la nozione di guerra. La guerra per l’ebraismo è sempre stata un “non problema”. Il Dio degli ebrei è sempre stato un Dio di guerra e il “popolo eletto” si è forgiato nelle guerre combattute sotto la guida di questo Dio bellicoso.

Presentato da Romano Pisciotti

PER LEGGERE DI PIU’ :

http://files.caffe-filosofico.webnode.it/200000057-2c8312fcad/Bellum%20iustum.pdf