Nei ricordi comuni il 1973 è l’anno della crisi petrolifera. La crisi economica e l’inflazione erano già apparse nei titoli di coda del film “boom economico italiano”, ma alla chiusura dei rubinetti del petrolio ci accorgemmo d’essere nudi.
Per me e per i miei compagni di classe, un nuovo film iniziò quell’anno: eravamo i maturati del Nautico di Genova! Il 28 luglio, dallo storico istituto “San Giorgio” uscivano i nuovi Aspiranti Capitani della Marina Mercantile, io tra quelli.
Oggi, il Nautico non è più in piazza Palermo, già sede del Regio Liceo Nautico, ma ha finalmente una sede sul mare. Purtroppo una serie infausta di riforme scolastiche e legislative hanno annacquato lo spirito marinaresco di quella scuola, diventata molto più simile ad un comune Istituto Tecnico. Neppure la creazione dell’Accademia del mare sembra aver migliorato le cose: aldilà del roboante nome, che vorrebbe fare il verso alla prestigiosa Accademia Militare di Livorno, nella realtà forma più personale per la filiera marittimo-portuale e dei servizi di bordo, che futuri lupi di mare!
…La moderna definizione di “filiera”già basta per capire che dei naviganti si è perso lo stampo: poco importa la conoscenza delle stelle e, forse, non è neppure necessario saper nuotare!
Pur non avendo perso la mia anima milanese, ero stato adottato dalla città ligure per realizzare i mie sogni di ragazzo. Quella passione per il mare, ereditata da non so chi, mi portava spesso sulle banchine del porto, dove le mitiche navi bianche, ormeggiate al pontile della monumentale Stazione Marittima, attendevano i passeggeri per la nuova partenza oltre Oceano…non occorreva altro per alimentare la mia fantasia.
Sbuffanti rimorchiatori mostravano i muscoli a moderne petroliere e alle vetuste, ma sempre affascinanti, “carrette”.
Avevo imparato un po’ di dialetto ligure e ascoltavo la variegata “fauna portuale” nei bisticci, scherzi e negli immancabili mugugni.
Tutto il porto sembrava orchestrato da un folle, il Dio della logistica non era ancora apparso, eppure tutto filava e tutto s’incastrava a pennello al suono di sirene, fischietti, grida e non poche imprecazioni verso qualche santo un po’ distratto. Tutto era manualmente registrato tra Spedizionieri e Capitaneria.
La darsena era chiusa dai folcloristici carruggi dove si compravano le Marlboro di contrabbando, sesso a buon mercato e la tradizionale farinata, la trippa o l’unica e vera focaccia ligure.
Risalendo i vicoli, come oggi, si arriva alle residenze patrizie, poi ai giardini e all’elegante salotto tra Piazza de Ferrari e Via XX Settembre, prima di perdersi nei geometrici spazi di Piazza Della Vittoria. Tutto è rimasto com’era pur avendo perso un po’ di nobiltà e qualche storico inquilino. Il prestigio delle opulenti vecchie banche genovesi è stato sostituito dalla traballante Banca CARIGE, i depositi delle ricche famiglie armatoriali hanno ceduto al pericoloso gioco della fantasiosa finanza. Il palazzo della Società di Navigazione Italia ancora “galleggia” pur avendo perso la flotta e avendo cambiato padrone.
Maturato il 28 luglio, al 4 agosto ero già in banchina per imbarcare su nave Augustus, primo transatlantico, con la gemella Giulio Cesare, ad essere varato nel dopoguerra dai cantieri italiani. Quella nave, dopo il disarmo della sua gemella e la sosta forzata delle più moderne turbonavi, Michelangelo e Raffaello, a causa dei costi di gestione e del calo dei passeggeri, visse nuovamente un momento di fatua gloria come Ammiraglia della flotta Italia, prima della sua vendita definitiva ad armatori esteri.
La flotta diede il tangibile segno della ripresa italiana nel dopo guerra e, solo dopo qualche decennio, scontò la crisi del Paese.
Genova, in quegli anni, era, comunque, ancora “La Superba”… la gloriosa e svettante Lanterna era lì per ricordarlo ai naviganti, ai turisti e a tutti i cittadini.
Oggi, il famoso faro accarezza ancora con la sua luce l’orizzonte, gli strani grattaceli cresciuti come funghi e, con tanta nostalgia, da la rotta agli alberghi galleggianti che hanno sostituito gli affascinanti transatlantici di un tempo.
A quel primo imbarco ne seguirono altri, seguì l’esperienza dell’Accademia a Livorno e tante nuove sfide ed esperienze, da “terricolo”, nell’industria, pur sempre in giro per il mondo.
Ho appeso al chiodo la mia Patente di Capitano di Lungo Corso.
Tante cose sono cambiate, qualcuno dirà in meglio, altri penseranno in peggio, ma tre cose possiamo ancora vantare nel Paese come nel ‘73: la crisi economica, l’inflazione e la costosa bolletta energetica!
R.P.
Un bel ritratto di un momento storico importante.
Nel finale mi manca qualche aspetto positivo a bilanciare i tre negativi che accomunano quei giorni ad oggi.
Comunque complimenti a come scrivi … è un piacere leggerti!
Federico
Grazie 🤗