In queste ore, a causa della concitazione che ha seguito il disastro, si è fatta molta confusione su quale cavo si sia spezzato: quello portante o quello traente? E’ certo che a cedere e a finire tranciato è quello “traente”, come hanno detto la sindaca di Stresa e il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Verbania Roberto Marchioni. Cos’è il cavo traente? E’ la fune d’acciaio che produce il movimento delle cabine: è a quella fune che gli abitacoli sono agganciati. Poi c’è l’altra, la “portante”, che rimane ferma rispetto ai veicoli e che ha funzione di sostegno. Tutti gli impianti di risalita hanno sistemi di pesi, contrappesi e di sicurezza sia a monte che a valle per bloccare la corsa delle cabine in caso di anomalie.
Quello che è certo è che c’è un cavo tranciato, dice il tenente colonnello dei carabinieri Giorgio Santacroce, che comanda il reparto operativo di Verbania. Un solo cavo tranciato perché “gli altri sono intatti“. Quel cavo è il cosiddetto “traente“. Si è staccato, dice l’ufficiale dell’Arma, all’altezza dell’ultimo pilone. È il tratto di salita in cui l’impianto è sottoposto allo sforzo maggiore. Esiste un dispositivo di sicurezza che entra in funzione in casi come questi. Ma la cabina, raccontano numerosi testimoni, ha cominciato ad arretrare, a velocità crescente. Ha finito di correre all’altezza dell’ultimo pilone contro il quale si è scontrata: lì è precipitata giù per 15-20 metri e ha cominciato a rotolare lungo il pendio per qualche decina di metri finché non si è fermata contro alcuni abeti.
Nella prima ipotesi il cavo si è spezzato, la cabina ha cominciato ad arretrare e all’altezza del pilone, dove ci sono le carrucole, si è scontrata col pilone e si è sganciata finendo nel vuoto. Nella seconda ipotesi il cavo – per motivi tutti da capire – si è “scarrucolato”, come si dice in gergo, cioè è uscito dalla via delle rulliere sulla parte alta del pilone e a quel punto si è strappato. “Non è un accertamento che può essere fatto nell’immediatezza sarà necessario fare verifiche di carattere tecnico” dice la procuratrice Bossi.
Ma c’è una terza ipotesi e la avanza all’AdnKronos Beppe Pontrelli, fondatore del Comitato Giustizia 3 febbraio, che riunisce le famiglie delle vittime della strage del Cermis del 1998, quando un aereo militare Usa della base di Aviano tranciò un cavo della funivia provocando la morte di 20 persone. Secondo Pontrelli “è evidente che il sistema di sicurezza del freno della cabina non ha funzionato” perché “il vagoncino a valle si è fermato a pochi metri dalla stazione. In buona sostanza si è trattato di un guasto tecnico per mancato funzionamento del sistema frenante della cabina sulla fune portante”.
NAVIGANDO IL WEB, ROMANO PISCIOTTI