In una foto ho rivisto lo spensierato sorriso del nostro Stefano, nell’assolato piazzale del brigantino, in un pomeriggio di quarant’anni fa.
Siamo invecchiati e tutti abbiamo avuto la nostra dose di gioie e disavventure, forse in proporzioni diverse e non sempre le gioie hanno compensato i crucci o le paure. Tornare a Livorno e sollevare la coperta del tempo, scoprendo corpi di gladiatori e profumi di speranze, ha commosso un po’ tutti…anche se non tutti i ricordi sono riusciti a sovrapporsi con la realtà di quell’incontro.
Caro Stefano, ho avuto la fortuna di averti accanto in quella cena informale dell’ultima serata, so bene che per te deve essere stato ancor più difficile tornare a Livorno: le pillole per digerire la vita e il bastone per ritrovare il passo, certo, non t’hanno agevolato.
Sono stato fortunato perché mi hai regalato i racconti dei tuoi viaggi, la tua ironia e un pizzico della tua gioiosa follia. Ti guardavo con affetto, mentre ascoltavo i tuoi aneddoti dipinti da dettagli e sottolineature quasi maniacali; ti guardavo e, sotto quella tua barba arruffata che t’incornicia il volto, vedevo un pacifico sorriso: quel sorriso di chi ha imparato a prendere la vita con coraggio e filosofia.
Un abbraccio forte carissimo amico.
Romano
Romano Pisciotti