Lancia Flaminia 355, l’auto del Presidente

Derivata dalla Lancia Flaminia, la versione “335” (sigla che corrisponde alla misura del passo), fu appositamente realizzata per il Presidente della Repubblica  e venne impiegata nelle grandi occasioni. Fu progettata da Pinin Farina nel 1960 su esplicita richiesta dell’allora Presidente Giovanni Gronchi che la volle per poterci trasportare la Regina Elisabetta d’Inghilterra in visita ufficiale in Italia. Fu l’occasione per “pensionare” la vecchia  cabriolet ministeriale d’anteguerra, una Fiat 2800 del 1939.

In pochi mesi, il grande carrozziere torinese, partendo da uno chassis della Flaminia, riuscì a far produrre quattro esemplari, che come d’abitudine furono battezzati con nomi propri: Belfiore, Belmonte, Belvedere e Belsito.

La carrozzeria della “Presidenziale” è più lunga di 60 centimetri (cm 546 invece di 485), più larga di 14 (cm 189 invece di 175) e di conseguenza molto più pesante, poco più di due tonnellate.

Le prime tre Flaminia speciali (Belfiore, Belmonte e Belvedere) furono immatricolate il 27 aprile 1961 e avevano la carrozzeria cabriolet con la capote in tela rigida, ripiegabile grazie a un meccanismo idraulico, mentre l’ultima, la Belsito, si differenzia per avere il posto dell’autista coperto da una capote fissa in tela che quindi, non permette il montaggio del grande tetto rigido trasparente, Nel 1967 fu introdotta una modifica al sistema di apertura e chiusura della parte posteriore del tetto, separandola completamente dalla copertura del posto guida che rimaneva fissa. Il primo impiego ufficiale avvenne, appunto, in occasione della visita della Regina Elisabetta, ai primi di maggio del 1961.

Negli anni sessanta le quattro vetture furono normalmente impiegate dal Quirinale come vetture di rappresentanza durante le visite di stato di sovrani e capi di stati esteri, come quando arrivò in Italia John Fitzgerald Kennedy il 1º luglio 1963. Rimasero, poi,  in servizio fino al 1982, e successivamente furono utilizzate solo in alcune occasioni straordinarie.

 Presentata da ITALMOTOR

Romano Pisciotti

I cavalli di razza si vedono a fine corsa

Il Patron Volpi: “Ho un impegno morale con lo Spezia; sono abituato a raggiungere i miei obiettivi”
Il Presidente Grazzini: “Responsabili e umili; il Patron Gabriele Volpi ci ha regalato un sogno e continua a farlo, la riconoscenza è grandissima, pretende il massimo e noi non possiamo deluderlo”

Gabriele Volpi
Gabriele Volpi

 

Partendo dal ricordo del maestro del giornalismo sportivo spurgolino, Rino Capellazzi, il Patron Gabriele Volpi ha spaziato tra molteplici argomenti, puntualizzando in maniera decisa sui presunti interessi in altre squadre liguri: “La Sampdoria? Mai dato nessun aiuto alla Sampdoria in passato, non conosco il Presidente Ferrero se non di vista. Smentisco categoricamente interessi in altre società se non Pro Recco, Rjieka e Accademia di Abujia, che per altro ci ha regalato le prime perle con Nura e Sadiq, ora alla Roma, ma ci sono ragazzi ancor più forti. Ho un impegno morale con lo Spezia e non ho alcuna intenzione di disimpegnarmi. Siamo ambiziosi, abbiamo intenzione di salire di categoria, ma vogliamo essere pronti a questo, come squadra e come Società; non è detto che accada quest’anno, ma succederà presto; la massima serie non deve diventare un’ossessione, cresceremo e riusciremo a centrare l’obiettivo. Fondamentale è creare prima di tutto una Società che abbia vita continua, che non rischi il fallimento; arrivati in Serie D siamo risaliti presto sino alla B e stiamo continuando a lavorare per rafforzare ogni anno la Società; vincere e poi sparire non ci interessa. Anch’io, cambiando spesso dirigenti, credo di aver commesso un errore; viceversa, avere un gruppo che cresce assieme, con tempo e fiducia, può portare a grandi obiettivi, è la filosofia di Damir Miskovic. Questo è un campionato lungo, la squadra ha dimostrato di esserci e siamo certi comincerà a raccogliere quanto seminato. Il nostro impegno è massimo; se comincio qualcosa sono abituato a raggiungere i miei obiettivi. Ricordo quanto diceva mia nonna, <<I cavalli di razza si vedono a fine corsa>>”.

Romano Pisciotti, surfing web