Viviamo nei silenziosi capitoli della storia e nelle chiassose piazze dell’arroganza di barbari ignoranti che nulla inventarono che già non nacque a Roma.
Abbiamo perso il sogno del futuro barattando il nostro Senato e le nostre legioni per il mondo del Grande Mercato, pensando che alcuni senz’anima e senza terra potessero regalarci oro e pace.
Abbiamo svenduto la sovranità’ del pensiero, la bandiera e le nostre glorie per vestirci degli stracci del libero mercato e della finanza.
Abbiamo smarrito l’eleganza della saggezza, la bellezza della poesia, la leggerezza del genio e la curiosità dei pensatori; illusi da avidi lupi abbiamo abbattuto confini, buon senso e orgoglio.
Abbiamo fatto scempio di un mondo possibile, non rispettandone le bellezze, per un mondo non più sostenibile.
Abbiamo spento il rispetto del corpo e abbiamo deciso di non sfamare lo spirito.
Abbiamo gettato la fierezza del coraggio per arzigogolare processi alle intenzioni e alla politica, scadendo nella banalità e nella superficialità, se non nella falsità.
Confondiamo le stelle e respiriamo aria malata, crediamo che la felicità abiti nel mondo facile dell’illusione: quando ne raggiungeremo il bordo, le nostre navi precipiteranno, con le acque del mare, nel vuoto profondo.
Romano Pisciotti
Caro Romano, ben descrivi la decadenza della nostra società, castrata dei valori spirituali ed etici, che la caratterizzavano, sedotta da più “facili” sirene consumistiche e mercantilistiche … serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello (Purg. VI 76-78)