“Freedom fighter”

Se in Europa il dibattito sul sostegno alla guerra resta debole e si può dire che sul piano degli interessi nazionali stenta a decollare, negli Stati Uniti si intensificano le critiche e i dubbi circa la credibilità del governo ucraino e del presidente Volodymyr Zelensky mentre sempre più spesso viene evidenziato come l’Ucraina non incarni certo quei valori di libertà e democrazia che l’Occidente si vanta di voler difendere.

Nulla di nuovo in realtà per i lettori di Analisi Difesa che ha sempre evidenziato  l’eccessiva enfasi con cui si attribuiva al regime di Kiev il ruolo di “freedom fighter” senza tenere conto che l’Ucraina è in fondo a tutte le classifiche mondiali quanto a democrazia, trasparenza, rispetto dei diritti umani, libertà di stampa ed economica.

Fonti:

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Presentato da Romano Pisciotti

LA LEGGE: tamponamento a catena

Tamponamento a catena o semplice carambola tra veicoli?

Nel caso in questione, infatti, la Suprema Corte è stata chiamata a giudicare un caso in cui i veicoli non si trovavano incolonnati sulla stessa corsia di marcia, ma provenivano da direzioni opposte e diverse.

In prossimità di un incrocio, complice la forte velocità, un veicolo ha urtato una motocicletta che, a sua volta, per effetto della spinta ricevuta, è andata a urtare un’altra moto. È giusto parlare in questa circostanza di tamponamento a catena?

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n.17896/2022, ha confermato il proprio orientamento sulle responsabilità da attribuire in un tamponamento a catena, precisando però che sebbene in un sinistro tra veicoli fermi in coda sia scontato attribuire la colpa dell’urto al conducente dell’ultima vettura, bisogna tuttavia avere la prova che i veicoli coinvolti fossero effettivamente incolonnati.

https://www.facile.it/

 Presentato da Romano Pisciotti

Beautiful people are not born out of nothing.

Elisabeth Kübler-Ross, Swiss psychiatrist, one day said “the most beautiful people I have met are those who have known failure, suffering, struggle, loss, and have found a way out of the darkest darkness. These people have a value, a sensitivity and an understanding of life that fills them with compassion, humility and a deep, loving restlessness. Beautiful people are not born out of nothing. “

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Elisabeth Kübler-Ross, psichiatra svizzera, un giorno disse “le persone più belle che ho incontrato sono quelle che hanno conosciuto il fallimento, la sofferenza, la lotta, la perdita, e hanno trovato il modo di uscire dalle tenebre più oscure. Queste persone hanno un valore, una sensibilità e una comprensione della vita che le riempie di compassione, umiltà e di una profonda inquietudine amorosa. Le persone belle non nascono dal niente.”

 

Romano Pisciotti: %name Beautiful people are not born out of nothing. Romano Pisciotti

ASINI DA GUERRA

Mar di Giada

Porteremo le nostre navi 

nel mar della giada, 

inchinandosi all’asino regnante

e alla finanza imperante.

(Romano Pisciotti)

mm ASINI DA GUERRA Romano Pisciotti

La NATO dopo Madrid – Cosa hanno incassato l’Europa e l’Italia?

Di fatto, a Madrid è stato ufficializzato che i “tutori” anglo-americani indicano la strada da percorrere a gregari europei ubbidienti perseguendo una politica che travalica gli obiettivi che la NATO si era posta dalla nascita fino alla caduta dell’URSS.

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Al summit di Madrid gli anglo-americani hanno ottenuto una vittoria politico-strategica di dimensioni senza precedenti, imponendo in modo trionfale agli alleati europei la loro agenda su almeno tre punti:

  • – indebolire e impoverire l’Europa e i suoi interessi economici e strategici con “diktat” circa la rinuncia a gas e petrolio russo che non dovrebbero competere alla NATO.  La guerra in Ucraina “mostra i rischi di essere dipendenti da materie prime che giungono da regimi autoritari” e “bisogna abbandonare presto il petrolio e il gas russi” ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel discorso di apertura del vertice di Madrid. “Non dobbiamo però finire per dipendere da un altro regime autoritario”, ha avvertito Stoltenberg, “molti minerali necessari alle tecnologie verdi arrivano dalla Cina, dobbiamo diversificare le risorse energetiche e i fornitori”.
  • –  alimentare e prolungare le tensioni belliche con Mosca che garantiranno il declino della Ue e il logoramento della Russia in una nuova già evidente corsa al riarmo, senza neppure indicare prospettive per la soluzione del conflitto in Ucraina o per l’apertura di un dialogo con Mosca teso a risolvere la crisi.
  • – coinvolgere gli europei nella sfida alla Cina sul piano economico e nei teatri operativi dell’Indo-Pacifico, col risultato di indebolire i margini di manovra degli europei e di coinvolgerli militarmente in teatri operativi lontani in cui saranno marginali non solo rispetto agli anglo-americani ma anche nei confronti di Australia, India e Giappone. “Siamo di fronte a minacce informatiche, spaziali e ibride e altre minacce asimmetriche e all’uso dannoso di tecnologie emergenti e dirompenti. Affrontiamo la concorrenza sistemica di coloro, inclusa la Repubblica Popolare Cinese, che sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori e cercano di minare l’ordine internazionale basato sulle regole” si legge nel documento finale del vertice.

La NATO dopo Madrid – Cosa hanno incassato l’Europa e l’Italia?

 

DITTATORI AMICI

Italia e Turchia hanno firmato 9 accordi per «rafforzare la cooperazione», ha poi spiegato Erdogan. Il presidente turco ha fatto sapere che l’obiettivo per quest’anno è arrivare a un’interscambio economico di 25 miliardi di dollari.

SE SERVE, I DITTATORI DIVENTANO ADDIRITTURA NOSTRI AMICI.

Di Cristiano Donelli

Continua l’affannoso tour internazionale dei nostri vertici e Draghi va a trovare l’autocrate Erdogan con cui, dopo le schermaglie iniziali, sembra sbocciata una relazione speciale.
Nell’aprile 2021, quando le conferenze stampa di Draghi erano accolte da imbarazzanti standing ovation dei giornalisti in sala, destò scalpore la definizione di “dittatore” data dal nostro premier con quella naturalezza che non si è mai capito sia strafottenza, ingenuità costruita o semplicemente incapacità comunicativa.
Già allora però i più attenti avranno notato che, nonostante l’appellativo audace, Draghi stava dicendo che anche con loro bisogna avere il coraggio di collaborare per affrontare le sfide globali.
In realtà la distinzione non è mai stata fra buoni e cattivi per chi fa parte da sempre dell’establishment internazionale come SuperMario, che più che salvatore della Patria (italiana) si può considerare il primo avvocato difensore, nonché centravanti di sfondamento, degli interessi dell’alleanza militare atlantica.
Ci sono dipendenze che vanno malissimo, senza giri di parole quella con la Russia, perché sono cattivi, guerrafondai, irrispettosi di ogni principio democratico, retti da un sanguinoso despota che usa anche le leggi per rimanere al potere.
Ce ne sono altre invece che hanno le stesse caratteristiche citate prima, identicamente, però con dimenticanza selettiva ed irrigidimento alle domande di giornalisti che in maniera scellerata provano a fare domande su elementi palesi come elefanti in cristalleria.
Il gas che passa dalla Turchia si bagna inaspettatamente di democrazia, le armi che il loro esercito compra costantemente dal nostro mercato sono sacrosante e hanno pure il bollino Nato, il rubinetto delle migrazioni verso l’Europa che l’amico Recep apre e chiude vede serenamente le persone come mera merce di scambio.
In uno schema di comportamento così flessibile tutto può accadere, soprattutto perché questi governanti si accorgono che con non troppa difficoltà riescono a coprire nell’opinione pubblica queste incongruenze estreme con una parvenza di super competenza e di giustizia super partes.
Il sogno europeo non era certamente quello di avere un’unione di territori che fosse alla mercé delle strategie di chi non ha a cuore i valori della pace.
Dopo che si è fatto entrare chiunque creando gravi problemi di gestione delle politiche comuni, ora si pensa pure di allargarsi all’Ucraina solo per strategie geopolitiche (di altri) e non per l’insieme di regole che ci siamo dati, fra cui l’imprescindibile rispetto dei valori democratici.
Ci mancava solo di avere un rapporto privilegiato con la Turchia di Erdogan e il quadro di stravolgimento dei valori e di insulto all’onestà intellettuale delle persone è compiuto.

 

(presentato da Romano Pisciotti)

I cambiamenti dei valori negli acquisti

Il Covid e lo scoppio del conflitto in Ucraina hanno cambiato profondamento le abitudini d’acquisto dei cittadini europei e internazionali. In particolare, l’80% degli italiani ha ridefinito le proprie priorità, diventando sempre più orientato al prezzo rispetto alla qualità o che ai valori del prodotto. Infatti, il 31% considera il prezzo basso come criterio determinante e il 24,5% è disposto a sacrificare la qualità sull’altare della convenienza. Inoltre soltanto tre italiani su dieci sono pronti a pagare di più per prodotti sostenibili.

Questa la fotografia del report “The shape of retail” realizzato dalla società di consulenza Alvarez&Marsal, in collaborazione con Retail Economics, analizzando i cambiamenti dei valori negli acquisti dei consumatori in seguito alla duplice crisi, in relazione ad un campione di 5,25 mila famiglie in  Francia, Germania, Italia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Emirati Arabi Uniti.

Presentato da Romano Pisciotti

VINCE IL PREZZO BASSO

Passato…presente

L’ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall’ordine politico passare nell’ordine simile dell’economia sociale. E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell’industria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; l’essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo, e l’unione tra loro più intima; questo insieme di cose, con l’aggiunta dei peggiorati costumi, hanno fatto scoppiare il conflitto. Il quale è di tale e tanta gravità che tiene sospesi gli animi in trepida aspettazione e affatica l’ingegno dei dotti, i congressi dei sapienti, le assemblee popolari, le deliberazioni dei legislatori, i consigli dei principi, tanto che oggi non vi è questione che maggiormente interessi il mondo. Pertanto, venerabili fratelli, ciò che altre volte facemmo a bene della Chiesa e a comune salvezza con le nostre lettere encicliche sui Poteri pubblici, la Libertà umana, la Costituzione cristiana degli Stati, ed altri simili argomenti che ci parvero opportuni ad abbattere errori funesti, la medesima cosa crediamo di dover fare adesso per gli stessi motivi sulla questione operaia. Trattammo già questa materia, come ce ne venne l’occasione più di una volta: ma la coscienza dell’apostolico nostro ministero ci muove a trattarla ora, di proposito e in pieno, al fine di mettere in rilievo i principi con cui, secondo giustizia ed equità, si deve risolvere la questione. Questione difficile e pericolosa. Difficile, perché ardua cosa è segnare i precisi confini nelle relazioni tra proprietari e proletari, tra capitale e lavoro. Pericolosa perché uomini turbolenti ed astuti, si sforzano ovunque di falsare i giudizi e volgere la questione stessa a perturbamento dei popoli.


Dato a Roma presso san Pietro, il giorno 15 maggio 1891, anno decimoquarto del nostro pontificato.

 LEONE PP. XIII

RERUM NOVARUM
LETTERA ENCICLICA DI
S.S. LEONE XIII

Copyright © Dicastero per la Comunicazione – Libreria Editrice Vaticana

(Presentata da Romano Pisciotti)

 

CODICE INVERSO

Abitando nella periferia milanese, i miei sogni passavano anche dalla piccola stazione della Bovisa. Accompagnato dalla nonna o da papà, la stazioncina era, spesso, la meta delle mie passeggiate di bimbo del secolo passato.

La stazione era ben diversa da come la si può vedere oggi: oltre alla ovvia funzione, era un punto di ritrovo con tanto di bar per gli affezionati del tressette e della spuma al ginger…che mai avrebbero comprato un biglietto di viaggio, né sembravano interessati  al transito dei treni, però mostravano rispettosa familiarità verso l’impeccabile Capostazione e goliardico scherno al bigliettaio che, come un cucù, si sporgeva dalla feritoia del suo ufficio per partecipare alla conversazione.

In primavera un bel glicine in fiore colorava e ombreggiava i tavoli del giardino, addolcendo l’atmosfera di quell’isola ferroviaria. L’estate era comunque la stagione migliore, quando il triciclo del gelataio sostava permanentemente in zona. 

Attendevo lo scampanellare che segnalava l’arrivo del treno e l’abbassamento delle sbarre per le poche auto e i frettolosi pedoni…questi ultimi, sempre indisciplinati, come i tanti ciclisti, aspettavano il rimprovero del Capostazione prima d’arrestarsi.

Lo scampanellio, provenendo da una delle due campanelle a muro, segnalava la direzione da o per Milano…lo sguardo era già nel verso corretto, mentre la mia mano era, obbligatoriamente, ben stretta da quella del papà…anche la sempre accondiscendente nonna, su questo, era intransigente; quando era la mamma ad accompagnarmi avrebbe usato anche il guinzaglio!

Poco interessanti gli “accelerati” che, contrariamente alla definizione, si fermavano anche alla Bovisa, mentre il battito del mio cuore aumentava al fischio insistente dei treni che sfrecciavano, quasi spocchiosi, senza degnare il Capostazione che, impassibile, sventolava la bandiera verde.

Il meglio arrivava con i treni merci, specialmente se “tirati” da due locomotive…annunciando un lunghissimo e lento passaggio di vagoni…penso d’aver imparato a contare seguendo quella variegata processione di carri, ricordando il record raggiunto da un treno sull’altro.

Il treno passava portandosi i mie sogni di viaggi infiniti; non mi era ancora chiara la geografia, né l’estensione della rete ferroviaria e neppure il significato di “lontano”, ma il fascino di quel ritmato incedere di decine e decine di vagoni che lentamente mi sfilavano davanti, m’imbambolava e mi emozionava…”tu dum…tu…dum”…quelle enormi ruote metalliche sembravano segnare i chilometri suonando ogni giunzione delle rotaie; quel ritmo potevo sentirlo nella testa anche quando non potevo più vedere il lampeggiante rosso dell’ultimo carro.

La vita ha superato il sogno e di viaggi per il mondo ne ho fatti tanti, oltre ad ogni linea ferroviaria, quasi oltre ogni limite: ho navigato per anni, su navi d’ogni tipo e per le rotte più diverse! In quegli anni ho viaggiato verso orizzonti lontani, vivendo tante emozioni e una buona dose di adrenalina, ma ho sempre amato i momenti di solitudine, appoggiato al parapetto di poppa, quasi rapito, a guardare la lunga scia della nave: “Splendida bianca” nell’assolato mare o “Scintillante spumosa” nella notte buia…era come rovesciare il mondo e il tempo, ero su quel binario in mare, mentre mi allontanavo da quel bimbo che viveva l’emozione di un viaggio che ancora doveva compiere.

 

Romano Pisciotti

 

Porsche 928 H50

ENGLISH AND ITALIAN VERSION:


Let’s rewind the clock thirty-three years, to 1987, focusing our attention on a rather unusual machine that suggests a Swabian Nostradamus or two in Stuttgart’s ranks. The curious car in question is a one-off Porsche 928, reimagined as a fast, family-carrying grand tourer. While it would take more than two decades before Porsche introduced the Panamera sedan, this forward-looking four-door represents an early vision of the Porsche people movers we know today.

Riavvolgiamo l’orologio di trentatré anni, al 1987, concentrando la nostra attenzione su una macchina piuttosto insolita che fa pensare a uno o due Nostradamus svevo nelle file di Stoccarda. L’auto curiosa in questione è una Porsche 928 unica, reinventata come una veloce Gran Turismo da trasporto familiare. Anche se ci sarebbero voluti più di due decenni prima che Porsche presentasse la berlina Panamera, questa quattro porte lungimirante rappresenta una prima visione dei people mover Porsche che conosciamo oggi.

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A new-at-the-time Series 4 model served as a basis, with its enlarged, now 5.0-litre V8 (tweaked to 330bhp) remaining front-mounted. The existing chassis was lengthened to give rear passengers more legroom and they were now also aided by the addition of half-sized coach doors. However, after 5,000 miles of developmental testing, the engineers decided that the chassis didn’t meet the required rigidity benchmarks in elongated form, and it was swiftly consigned to storage.

Un nuovo modello della Serie 4 servì da base, con il suo V8 maggiorato, ora da 5,0 litri (regolato a 330 CV) che rimaneva montato frontalmente. Il telaio esistente è stato allungato per offrire ai passeggeri posteriori più spazio per le gambe e ora sono stati aiutati anche dall’aggiunta di porte posteriori di dimensioni ridotte. Tuttavia, dopo 5.000 miglia di test di sviluppo, gli ingegneri hanno deciso che il telaio non soddisfaceva i parametri di rigidità richiesti nella forma allungata ed è stato rapidamente consegnato al magazzino.

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presentata da Romano Pisciotti