Più di 753 miliardi di dollari spesi in un solo anno in armamenti e neanche un misero dollaro destinato agli “ultimi” di casa propria, gli homeless, che ormai in USA sono milioni, pieni di problemi psicologici, senza casa, spesso sotto effetto di droghe, vivono nell’indifferenza di tutti, trattati come se fossero rifiuti da scansare, un problema talmente diffuso ed evidente che molte grosse città degli USA iniziano a essere soprannominate zombieland.
Questo è il concetto di democrazia e libertà negli USA, i famosi esportatori di democrazia e civiltà a colpi di bombe, che hanno ridotto un inferno sulla terra persino se stessi, se sei uno zero meriti la morte in solitudine per strada, con la morte sociale che anticipa quella fisica, questa è la loro filosofia.
Biden richiede per il 2023 la cifra 813 miliardi di dollari per le spese militari, 60 miliardi di dollari in più rispetto al 2022, gli USA sono sempre stati i primi al mondo nel budget di spesa militare, da soli rappresentano il 39% delle spese militari di tutte le nazioni del mondo.
Da italiano mi vergogno di avere alleati simili e ho pena per chi dice che l’Italia deve seguire il modello atlantista americano, è un suicidio assistito.
GNL dagli Usa? per l’Italia l’operazione più stupida che si possa fare
Una nave gasiera di ultima generazione può trasportare fino a 200.000 metri cubi di gas liquefatto.
Nel processo di liquefazione il volume del gas viene ridotto di circa 600 volte.
Per farlo si porta il gas a -160 gradi centigradi, temperatura che dovrà essere mantenuta durante tutto il trasporto.
Una volta arrivato a destinazione il GNL dovrà essere rigassificato riportandolo gradualmente alla temperatura ambiente.
Il processo di liquefazione e rigassificazione richiede un’energia pari a circa il 30% della resa in combustione del gas, quindi il GNL parte già fortemente penalizzato in competitività, se poi aggiungiamo i costi di trasporto, é evidente che con questa soluzione avremo bollette molto più care.
A parte tutto ció va poi considerato l’aspetto ecologico.
Gli USA hanno promesso alla UE 15 miliardi di metri cubi di gas l’anno che rappresentano meno del 20% del solo fabbisogno italiano.
15 miliardi di metri cubi di gas, una volta liquefatti, si trasportano mediamente con 125 gasiere.
Una nave impiega circa 20 giorni per attraversare l’atlantico e raggiungere l’Italia dagli USA.
Altri 20 giorni servono per il percorso inverso, (più almeno 2 giorni per le operazioni di carico e scarico).
Per il tragitto attraverso l’Atlantico la nave brucia circa 4000 chili di gasolio marittimo ogni ora, 96.000 chili al giorno, che per 40 giorni del viaggio di andata e ritorno dagli USA fanno quasi 4000 tonnellate.
Moltiplicate per 125 viaggi sono mezzo milione di tonnellate di gasolio bruciato in un anno, per trasportare il gas in Europa, con tutte le emissioni nocive del caso.
Ma non é tutto.
Negli USA non ci sono sacche di gas naturale come quelle siberiane (o se esistono, sono in via di esaurimento).
Il gas americano é quasi tutto “di scisto” o shale gas.
Si tratta di gas intrappolato in rocce sedimentarie argillose.
L’estrazione di questo gas avviene con un processo denominato Fracking.
Sottoterra si trivellano pozzi orizzontali, lunghi anche diversi kilometri, nei quali vengono fatte brillare cariche esplosive. Poi vi si inietta acqua ad alta pressione, mescolata a sabbia e additivi chimici.
Questo permette di frantumare le rocce argillose, da cui possono così liberarsi il petrolio o il gas, che salgono in superficie attraverso il pozzo.
Il territorio e l’ambiente ne escono devastati.
I problemi collaterali di questo genere di estrazioni, infatti, sono gravissimi.
L’impossibilità di assicurare la perfetta tenuta delle tubazioni nei pozzi, causa l’irrimediabile inquinamento delle falde acquifere, che si trovano a metà strada tra i giacimenti e la superficie; inoltre, ca ricordato che il metano è un potente gas serra e una parte di quello estratto si libera nell’atmosfera.
Ogni pozzo occupa in media 3,6 ettari di territorio e richiede enormi quantità di acqua (da 10 a 30 milioni di litri), e di sabbia.
La sabbia deve essere estratta, raffinata, caricata e trasportata su treni (100 carri ferroviari per ogni pozzo), accumulata in depositi e infine trasportata con automezzi fino al punto di utilizzo.
Uno degli impatti ambientali più preoccupanti è legato all’acqua utilizzata per il fracking, che risale poi in superficie e deve essere smaltita come rifiuto nocivo, in quanto contaminata.
L’unica soluzione praticabile è trasportarla con autobotti in altre zone, dove viene stivata nel sottosuolo, con ulteriore inquinanento.
Tutta questa attività inoltre, stimola faglie sismiche sotterranee e induce terremoti.
Nel 2007 in Oklahoma c’era stato un solo terremoto, mentre nel 2015 ve ne sono stati oltre 900; per la maggior parte sono stati lievi, ma alcuni hanno provocato molti danni.
In pratica, una zona virtualmente non sismica è stata trasformata in pochi anni nel territorio più sismico degli Stati Uniti, proprio a causa dello smaltimento dei liquidi usati per l’estrazione di idrocarburi di scisto nelle profondità del sottosuolo.
Intendiamoci, anche i russi e gli azeri hanno devastato il mar Caspio per l’estrazione del petrolio, ma importare gas dagli USA é l’operazione ecologicamente più stupida che si possa fare.
Va detto che la maggior parte delle imprese di shale oil e shale gas degli USA erano a rischio di fallimento a causa dei bassi prezzi di mercato. In particolare le società più puccole non riuscivano ad essere competitive con le estrazioni tradizionali, proprio per gli altissimi costi del fracking. Ora la guerra le ha “Miracolosamente” rivitalizzate tutte.
In tempi recentissimi, una sola nave, bloccando accidentalmente il Canale di Suez, ha evidenziato la fragilità di un sistema globalizzato.
Abbiamo pensato solo a un inciampo per l’economia, sopportabile come i danni collaterali che si producevano, abbiamo pensato che quel “blocco” fosse solo la sfortunata coincidenza di avverse condizioni, come un piovasco fuori stagione, e non abbiamo colto l’allarme sulla fragilità e pericolosità del sistema.
Ci siamo fatti poche domande pur “scoprendo” che il fasullo Made in Italy aveva bisogno di liste infinite di componenti cinesi.
Oggi “scopriamo” che mezzo mondo dipende dall’altra metà, non solo per le forniture di gas e petrolio, bensì per sfamarsi: grano, frumento, mais e altre granaglie viaggiano esattamente come il petrolio e il gas…dunque di che globalizzazione stiamo parlando? Questa è dipendenza!
Abbiamo spostato una larga parte della produzione manifatturiera anche in paesi che, esattamente come noi, dipendono dall’approvvigionamento vitale di materie prime, sia per sfornare acciaio che pane…aggiungendo dipendenze alle dipendenze!
L’Italia è riuscita a far anche di meglio: da sempre dipendiamo dall’estero per gli approvvigionamenti petroliferi, abbiamo pensato di aumentare, negli ultimi decenni, anche le importazioni agricole; abbiamo diminuito le nostre produzioni seguendo politiche europee, o di mercato, che hanno decretato la riduzione delle nostre aree agricole…ovviamente anche con perdita di posti di lavoro. Gli addetti legati alla produzione dello zucchero, solo per citare un esempio, sono passati in pochi anni da 7 mila a 1.200 con una perdita di produzione nazionale da 1,4 milioni di tonnellate di zucchero a 500mila…a voi il conto di quanti posti di lavoro si sono persi nell’intero settore agricolo per politiche scellerate. Potremmo pensare che lo squilibrio nel settore primario agricolo sia stato compensato dalle famose “bollicine”, che hanno sostenuto l’export…magari con aiuti statali a storici produttori o aiuti alle psichedeliche nuove cantine, pagate sempre da Pantalone e disegnate da famosi architetti. Potremmo anche dire che il grano lo consumiamo da sempre a casa nostra per soddisfare un bisogno primario, mentre le bollicine sono soggette a dazi e mode, non sempre secondo le nostre desiderate.
Ci siamo convinti che la migrazione all’estero di produzioni industriali, e la rinuncia a produzioni agricole, potessero essere compensate dalle nicchie d’eccellenza: per salvare la Patria abbiamo riscoperto i “grani antichi” da boutique e le asine da latte, mentre importavamo grano cresciuto con fertilizzanti proibiti, per una buona pasta al dente, e tonnellate di latte per fare la “nostra” famosa mozzarella.
Ci siamo fatti anche del male rinunciando, o limitando, quelle poche fonti energetiche nazionali di cui avremmo potuto disporre: un pò di metano e tanta potenza idroelettrica.
Oggi, dopo anni di discussioni su ILVA, corriamo a sostenere la produzione elettrica, e industriale in genere, con il carbone… come se noi avessimo capaci miniere e dimenticando che nero più nero non fa energia pulita.
Siamo al tavolo di un pericoloso gioco, i dadi lanciati ci hanno portato alla casella della prigione: rischiamo il blocco del Paese.
Ci rallegriamo per la generosa offerta americana di gas liquido, per liberarci dai gasdotti russi, peccato che sempre dipendenza sia! Il prezzo non scenderà e si dilateranno i tempi di approvvigionamento; aumenteranno gli investimenti per nuovi impianti per la rigassificazione e, soprattutto, aumenteranno i noli per le poche navi gasiere esistenti, anzi, dovremo costruirne delle altre…insomma, dalla padella alla brace! Si dovranno rivedere i piani, già incerti, del PNRR.
Chilometro zero o autarchia non potranno certo ovviare alla naturale distribuzione delle risorse e, per un Paese che vive di trasformazione, l’apertura dei mercati non è un optional, però si dovrebbero riequilibrare gli scambi commerciali esteri e la tipologia delle fonti energetiche interne.
Le gigantesche porta container, che assicurano noli bassi per il trasporto delle merci, molto spesso scaricano costi sulla collettività: contributi o finanziamenti agli armatori, ai cantieri navali e massicci investimenti per l’adeguamento delle strutture portuali. I conti dovremmo imparare a farli tutti!
Se vogliamo un mondo sostenibile, devono essere sostenibili sia le produzioni sia il commercio. Valutare meglio, almeno con il buon senso, le teorie dello just in time e dell’outsourcing non significa gettare mezzo secolo di scuola di marketing, ma solo che dovremmo imparare a ragionare in termini di sistema Italia, evidenziando anche i costi indiretti scaricati sulla collettività. In Italia abbiamo 200.000 ettari di terreni mal coltivati o abbandonati. Dovremmo fare un po’ più di squadra senza spremere indiscriminatamente i fornitori, compresi gli agricoltori che forniscono beni primari.
Tutto il tessuto commerciale andrebbe difeso perché la globalizzazione sta cambiando anche il sistema distributivo, monopolizzando nelle mani di gruppi multinazionali che, oltre a creare lavoro precario, ci costringeranno,domani, ad acquistare solo ciò che sarà presente nei loro listini online e più conveniente per loro.
Rischiamo che una comodità di consegna si trasformi nel più grande monopolio e in una concentrazione pericolosa di fatturato. Oggi discutiamo tanto sulla dipendenza dal gas Russo…è vero che la Russia potrebbe chiudere i rubinetti dei gasdotti, ma questo fornitore ha un bisogno vitale di esportare il suo gas, tanto è vero che, pur in guerra, non si sono fermate le forniture…ancora sperando che i nostri brillanti politici non vogliano arrivare al suicidio totale, rinunciando al gas dei russi o, in qualche modo, costringendoli alla chiusura delle valvole.
Le necessità del fornitore e dell’utilizzatore possono garantire uno scambio equo, come in natura la simbiosi, tanto più che, nel caso russo, il fornitore non ha il completo monopolio della fornitura: nel 2021 l’Italia ha importato dalla Russia il 38% del gas che consuma; nel 2012 la percentuale era attorno al 30% e nel 2015 era il 44%….non vedo tutta questa paura per le forniture da quel Paese.
La tubazione attraversa e alimenta l’Ucraina, ma nessuno dei due Paesi ha violato l’integrità del gasdotto. L’Europa ci sta convincendo di quanto sia opportuno l’arrivo del gas dagli USA, paese che ha minor disponibilità per l’esportazione, pur essendo il primo produttore e, soprattutto, non ha la stessa necessità vitale di esportarlo…dunque andremo a peggiorare l’equilibrio in fatto di controllo commerciale, oltre che ad esporci a maggiori costi. Come già detto, la filiera per la consegna del gas americano va totalmente costruita, anche negli States, che non hanno sufficienti impianti per la liquefazione e l’imbarco del gas per reggere le consegne promesse nel prossimo futuro.
Dobbiamo chiudere (o svendere) altre industrie?…Dovremo creare altri mostri monopolistici? Aspetteremo il prossimo blocco di Suez? Accontenteremo ancora le lobby internazionali, prima di rinsavire dalla follia di politiche a noi sfavorevoli?
Quando frequentavo le scuole medie, un’era geologica fa, i mie genitori lavoravano entrambi, così, dopo la scuola, raggiungevo la vicina abitazione della nonna; presto fu chiaro ai miei che la troppa accondiscendenzadella nonna non favoriva il tempo dello studio e decisero che, nel pomeriggio, avrei frequentato una specie di doposcuola presso l’abitazione di un anziano professore, già in pensione, che accoglieva, più per passione che per lucro, studenti di ogni età.
Ricordo bene quel grande salone, dove il professore assisteva ragazzi più grandi di me, passando dal greco per i liceali alla contabilità per i ragionieri…io, forse un po’ la mascotte del gruppo, mi limitavo a qualche semplice esercizio di grammatica e matematica. In quei pomeriggi non mancava nulla: dai bisticci del professore con la moglie, la quale vigilava sul numero di “Nazionali” spipazzate dal marito, alle incursioni del gattone di casa in cerca di coccole, agli affascinanti racconti di vita vissuta ai quali il professore, ogni tanto, si abbandonava.
Alcuni racconti mi sono rimasti nella mente e li ricordo bene, tra questi la drammatica narrazione della ritirata dell’Esercito Italiano dalla Russia, vissuta dal professore come giovane tenente.
Fortunatamente per i nostri soldati, l’incalzare dei Russi lanciati all’inseguimento delle colonne dell’Asse, appariva, nei racconti del professore, più devastante per i soldati tedeschi…anche se il gelo e la fame fecero anche peggio della vendetta russa. Ben vivo era il ricordo della provvidenziale e inaspettata accoglienza offerta al piccolo e isolato drappello di soldati italiani: la miseria di quelle poche case non fermò la pietà e i soldati furono rifocillati e riscaldati, più dal tenero senso cristiano che dal poverissimo (…e ben poco) cibo condiviso.
Negli anni ho aggiunto altri racconti e letture che hanno confermato esperienze simili vissute da molti dei nostri soldati. Forse anche per la devastazione fisica e morale subita, alcuni militi italiani, al primo contatto di ritrovata umanità, preferirono fermarsi in quei territori… come narrazioni cinematografiche hanno ulteriormente messo in scena, distaccandosi dal mito e dalle credenze sensoriali di spose rimaste sole in Italia.
Andando a ritroso nel tempo troviamo fatti storici e tendenze che hanno certamente plasmato legami tra il popolo italiano e quello russo, sin da prima che gli italiani si riconoscessero in una nazione e i russi nell’Unione Sovietica: i legami tra Genova e Venezia negli antichi commerci, le diplomazie, gli scambi culturali, l’amore per l’arte, la danza e l’opera… così via da secoli, sino alla nascita del più grande partito comunista dell’Occidente (PCI), alla FIAT 124 costruita in Russia e, con meno gloria ma intatto spirito, lo spopolare delle canzonette italiana nei paesi dell’Est. Persino la cortina di ferro fu meno impermeabile al gusto, alla bellezza e al commercio italico!
La storia rimane scritta più spesso sul ghiaccio che nella pietra e i fatti, come i misfatti, ci hanno portato ad alleanze molto lontane da quel primo riconoscimento del neonato Regno d’Italia da parte dell’Impero Russo (1862).
L’Italia fascista fu tra i principali acquirenti di petrolio sovietico tra il 1925 e il 1935, dimostrando come le differenze ideologiche non impedissero lo sviluppo di fruttuosi rapporti economici tra i due Paesi. Purtroppo il secondo conflitto mondiale portò l’Italia a combattere, con gli esiti di cui sopra, a fianco della Germania di Hitler contro l’URSS segnando il punto più basso delle relazioni tra Mosca e Roma, dopo il fallimento della possibile intesa con Stalin tentata da Mussolini, tra il 1939 e il 1941, per smarcarsi dal controllo tedesco.
Siamo lontani da quei tempi, siamo lontani anche dai tempi della Guerra Fredda, ma i carri armati russi hanno ripreso a rombare, muscolosi e aggressivi.
Sono anni che l’Unione Europea persegue l’estensione dei suoi confini a est, non sempre a beneficio dell’economia italiana, sicuramente perseguendo le dottrine dell’economia globale. L’economia cammina, troppo spesso, poggiando anche su esercizi di potenza militare, pratica ben sviluppata dagli USA nella nuova interpretazione dell’Impero e della Pax Romana. Forse l’Ucraina è stata illusa dal miraggio di nuove alleanze con promesse economiche e militari…forse le promesse erano una trappola per l’orso siberiano diventato troppo grasso… forse si è giocato d’azzardo pensando che in tutto il mondo esista un pensiero unico.
Subiremo il riflusso delle pesanti sanzioni applicate alla Russia, che lasceranno indenni gli Stati Uniti, ma questo è ancora un problema gestibile. Se continueremo a non vedere, in questa tragica vicenda, anche le responsabilità degli USA, dell’Europa e dello stesso Governo ucraino rischiamo di partire per una crociata…senza ritorno.
Caro vecchio professore, uomo buono e onesto, se un Dio esiste, ti avrà accolto malgrado qualche tua divergenza dalla pratica religiosa. Tu guidavi i tuoi allievi al ragionamento, senza fermarsi alle dottrine e alla propaganda o alle facili emozioni del momento. Oggi, qui, studiamo poco la storia e ancor meno la filosofia e il greco o il latino; oggi andiamo di corsa, anzi di fretta, e amiamo il precotto e il preconfezionato…anche per la comunicazione, il che non sarebbe del tutto una novità se i deficienti cognitivi non fossero diventati una pericolosa maggioranza.
Tu che hai vissuto la povertà e la carità, insegnavi l’umiltà…oggi dispersa nell’arroganza delle idee.
Interessanti le politiche economiche USA: fanno casino con la Russia alimentando eventuali ritorsioni russe sull’Europa che limiterebbero le forniture di gas…però ci offrono il loro gas via nave con tempi, costi e problematiche tecniche maggiori….grazie!
Con il metano a 180 €/MWh (negli Usa costa circa 40 $/MWh), le navi cariche di gas liquido, hanno cambiato improvvisamente rotta. Passando dal dirigersi in massa verso l’Asia al navigare verso l’Europa.
Nei mesi scorsi la variazione di rotta era stata inversa per approfittare dei prezzi asiatici spinti in alto dalla precoce ripresa economica post-pandemica di quella parte di mondo. E questo era stato uno dei fattori del boom del prezzo del gas e dell’elettricità nel nostro continente.
Ma adesso le carte sono cambiate, e dagli esportatori di gas sembra essere arrivato il contrordine:
Gli americani, sono convinti che le leggi dei paesi diversi dal loro non valgano.
Pensano che, essendo cittadini di una super-potenza, possono fare i super-prepotenti.
I loro Governi arroganti hanno fatto credere a tutti di poter avere una speciale patente…di lecita arroganza…in caso di guai, se non bastano le pressioni economiche, si possono sempre mandare un paio di missili “intelligenti”!
Negli USA a contare è solo la spietata realtà di un perpetuo Far West.
E questa ci dice, senza girarci troppo intorno, che negli Stati Uniti non si intravedono possibilità di integrazione e orizzonti di convivenza pacifica.
Il multiculturalismo americano è in realtà uno spietato multirazzismo dove domina il richiamo del sangue e dove si torna sempre al sangue. Back to blood, per dirla con Tom Wolf. E’ qui che l’appartenenza all’etnia si è sempre fatta ghetto, dove il miraggio di una simpatica Babilonia oscilla tra l’anelito di dorate supremazie e cavernicoli slum in cui sfogare la rabbia del presente.
Non c’è spazio per alcun sogno, ci si insozza della propria merda e si abbandona la speranza. Un girone dantesco che non prevede purgatori, si passa dall’inferno al paradiso consapevoli che li divide una sottile linea rosso sangue: nel ghetto tutto fa schifo ma è l’unico spazio dove si può contare qualcosa. Ne emerge un’unica certezza: di fronte a questa varietà umana, spesso avvilente, si distinguono per arrendevolezza i bianchi angloamericani, in preda al tramonto psicofisico (e metafisico) che campa di una rendita ormai lacera. Loro non riescono a rifugiarsi neppure nel ghetto. Senza più sangue, restano le menti sospese di Elvis, the Pelvis.
Romano Pisciotti: Il sogno americano è una leggenda !!
Rechtsanwalt Dr. Rübenstahl has worked as a defense lawyer and in an advisory capacity in the areas of white collar crimes, criminal law and criminal tax law for over fifteen years. He began his career at a law firm which specialized in appeals of criminal cases at the Federal Court of Justice’s seat in Karlsruhe. He has also worked in large international law firms in Frankfurt, with an increasing focus on the areas of compliance and internal investigations. Between 2015 and 2017, he was a successful attorney and founding partner of a renowned boutique criminal-law firm specializing nationwide in medical, white collar, and criminal tax-law with offices in Cologne, Frankfurt am Main, and Berlin before founding the law office of Rübenstahl and Associates in 2018.
Rechtsanwalt Dr. Markus Rübenstahl, Mag. iur., is Co-Editor of the first edition of the book “Kartell Compliance | Prävention – Investigation – Corporate Defense – Remediation” and author of the chapter „Strafbare Submissionsabsprachen und (Submissions-)Betrug“. The handbook covers the topic of civil and criminal offences, antitrust law and antitrust compliance comprehensively. In the book you will also find chapters on antitrust compliance requirements in CH, A, F, I, E, USA, China, Russia and Brazil.
Assange arrested: Ecuador revokes political asylum 11 April 2019, by Alessandra Caparello Since 2012 he lived in the Ecuadorian embassy in London and this morning Julian Assange, the 47-year-old founder of Wikileaks, was arrested.
In the Ecuadorian embassy Assange had been for seven years when, instead of surrendering to Scotland Yard to be extradited to Sweden and being questioned about the rape allegations, he took refuge in the London embassy and asked for asylum. Asylum granted by the then president Rafael Correa who considered the worries of the founder of WikiLeaks based on which the extradition to Sweden would have exposed him to the risk of an extradition to the United States, where he is accused for the publication of secret documents of the American government. The new Ecuadorian president Lenín Moreno, since he was elected in 2017, had always said he wanted to review Assange’s situation and today he lifted the political asylum.
However, Moreno explained that he had received assurances from the United Kingdom that Assange would not be extradited to countries that provide for the death penalty. Scotland Yard was thus able to break into the embassy and proceed to the arrest of Julian Assange who is now in the central station of London of the British police.
Assange’s arrest, after 7 years of unjust deprivation of liberty, is a disturbing manifestation of intolerance towards those who promote transparency and freedom like WikiLeaks. British friends, the world is watching you, Italy is watching you. Freedom for Assange ”.
These are the words of Italian Undersecretary for Foreign Affairs, Manlio Di Stefano. Russia also condemns the arrest of Assange through the spokesman of the Russian Foreign Ministry, Maria Zakharova.
The arrest in London of the founder of Wikileaks is a blow to democracy.
Assange arrestato: Ecuador revoca asilo politico
11 Aprile 2019, di Alessandra Caparello
Dal 2012 viveva nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e stamani Julian Assange, il 47enne fondatore di Wikileaks, è stato arrestato.
Nell’ambasciata ecuadorena Assange si trovava da sette anni quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell’ambasciata di Londra e ha chiesto asilo. Asilo concesso dall’allora presidente Rafael Correa che ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks secondo cui l’estradizione in Svezia lo avrebbe esposto al rischio di un’estradizione a sua volta negli Stati Uniti, dove è accusato per la pubblicazione di documenti segreti del governo americano. Il nuovo presidente ecuadoriano Lenín Moreno, da quando era stato eletto nel 2017, aveva sempre detto di voler rivedere la situazione di Assange e oggi ha revocato l’asilo politico.
Moreno ha comunque spiegato di aver ricevuto rassicurazioni da parte del Regno Unito sul fatto che Assange non verrà estradato in paesi che prevedono la pena di morte. Scotland Yard ha potuto così irrompere nell’ambasciata e procedere all’arresto di Julian Assange che ora si trova nella stazione centrale di Londra della polizia britannica.
L’arresto di Assange, dopo 7 anni di ingiusta privazione di libertà, è una inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà come WikiLeaks. Amici britannici, il mondo vi guarda, l’Italia vi guarda. Libertà per Assange”.
Queste le parole del sottosegretario agli Esteri italiano, Manlio Di Stefano. Anche la Russia condanna l’arresto di Assange tramite il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
L’arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia.
Se la giustizia è una chimera, ancor più lo è quando si tratta di leggi per l’estradizione. Recentemente è stato estradato in Italia il delinquente Cesare Battisti, “eroe perseguitato” per molti e soprattutto per il Governo Francese, dove Battisti ha cominciato la sua latitanza, e il Governo Brasiliano che lo ha protetto per anni. La cosa assurda è che, di fatto, Battisti è stato estradato in Italia per un cambio politico causato da un nuovo Presidente: le leggi non sono cambiate, ma cambiano gli umori e gli atteggiamenti. Nessuno vuole proteggere dei delinquenti, ma occorre dire che le leggi sull’estradizione, per rigidità o lassismo, variano al variare del partito al potere, io sapevo che le leggi sono scolpite nella roccia e devono avere valore assoluto, prescindendo dagli umori del momento. Le leggi che cambiano con le stagioni sono sinonimo di dittatura….che modella le leggi a proprio uso e consumo. Estradare una persona è, sempre, avviarla ad una condanna certa. Gli americani fanno un uso indiscriminato dei mandati di arresto internazionale e troppe nazioni sono degli zerbini, pronti a sacrificare la giustizia per rincorrere…il sogno americano.
If justice is a chimera, it is even more so when it comes to extradition laws. Recently the offender Cesare Battisti was extradited to Italy, a “persecuted hero” for many and above all for the French government, where Battisti began his inaction, and the Brazilian government that protected him for years. The absurd thing is that, in fact, Battisti was extradited to Italy for a political change caused by a new President: the laws have not changed, but the moods and attitudes change. No one wants to protect criminals, but it must be said that the laws on extradition, due to rigidity or laxity, vary according to the party in power, I knew that the laws are carved in the rock and must have absolute value, regardless of the mood of the moment. The laws that change with the seasons are synonymous with dictatorship …. which shapes laws for its own use and consumption. To extradite a person is, always, to start a certain conviction. Americans make indiscriminate use of international arrest warrants and too many nations are doormats, ready to sacrifice justice to chase … the American dream.
I paesi “polizziotto” come ad esempio USA e Germania, ma non solo, amministrano i mandati di cattura internazionali e le relative estradizioni come estensione della loro politica.
Nella UE anche la corte di Giustizia Europea è capace di sentenziare contro ogni logica, anche calpestando i principi espressi nel Trattato di Lisbona in materia di libera circolazione delle persone…e oltre.
The “policeman” countries such as the USA and Germany, but not only, administer international arrest warrants and related extraditions as an extension of their policy.
In the EU, the European Court of Justice is also capable of ruling against all logic, even trampling on the principles expressed in the Lisbon Treaty on matters of free movement and beyond