EUROPEI A RISCHIO ECONOMICO

Un europeo su quattro afferma che la propria situazione finanziaria è “precaria” e oltre la metà si sente a rischio.

Secondo un’indagine effettuata in Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia e Regno Unito dall’ONG francese contro la povertà Secours Populaire, il quadro è allarmante. L’80% degli intervistati ha già optato per scelte restrittive di spesa e il 54% dichiara che il proprio potere d’acquisto è diminuito negli ultimi tre anni, principalmente a causa di cibo, carburante, riscaldamento e bollette di affitto.

presentato da Romano Pisciotti

https://www.theguardian.com/world/2022/nov/07/one-in-four-europeans-say-their-financial-position-is-precarious

SOGNI ELETTRICI?

L’attenzione dei governanti sulle auto elettriche è criticata da climatologi, tecnici dei trasporti, ingegneri e urbanisti. I governi del pianeta, invece, hanno posto l’auto elettrica al centro della loro disastrosa strategia sul clima, che non può arrivare nemmeno alla metà degli obiettivi sulle emissioni di gas serra.

Continua a far discutere la politica del presidente Joe Biden per incentivare l’acquisto di auto elettriche negli Stati Uniti. A finire nel mirino è la proposta, inserita nel grande progetto di legge Build Back Better Act, che porta a 12.500 dollari l’attuale bonus da 7.500 $, ma solo per i veicoli costruiti negli Usa da lavoratori iscritti ai sindacati.

"I veicoli elettrici sono sopravvalutati": lo ha detto nel corso di una conferenza stampa Akio Toyoda, numero uno della Toyota e presidente della Japan Automobile Manufacturers Association. Il dirigente ha sottolineato, in particolare, "l’eccessivo clamore" sulle auto alla spina e la mancanza di adeguate valutazioni sulle conseguenze di una pervasiva adozione della mobilità a zero emissioni sul sistema economico giapponese. "Le auto elettriche sono sopravvalutate, il settore collasserà"

 

QUATTRORUOTE

 

 

Presentato da Romano Pisciotti

 

Silver medal

Euro 2020, the silver medal rejected by the British. A scandal? No, an established practice in sport.

In the last season, the English club teams that finished second in European competitions have accustomed us to this unsportsmanlike practice. But the removal of the silver medal is a phenomenon that has also affected Italian players and teams.

 

When the England captain was asked after the match whether the silver medal was a success or a missed opportunity, the Tottenham forward replied: “Definitely a missed opportunity.” Coach Gareth Southgate, on the other hand, was among the few to hold the medal proudly around his neck. To be fair, the gesture of Kane, Shaw, Foden, Grealish, Mount, Phillips, Stones, Rashford and his companions is not an isolated case in the history of football finals. Indeed, it seems that it is an increasingly popular trend. A couple of months ago, some Manchester City players, after losing the Champions League final to Chelsea, took away the second place medal right after receiving it. Same thing for the Manchester United athletes, defeated by Villarreal on penalties in the Europa League final. Still remaining across the Channel, but speaking of an oval ball, the English rugby players, in 2019, chose not to wear the silver medal after losing the World Cup final against South Africa

Even Italian football is not exempt from this unsportsmanlike practice. Going back to 2013, in the final of the Italian Cup between Rome and Lazio won by the biancocelesti 0-1, the images of Francesco Totti and his companions are impressed with each other removing the silver medal with a funeral face. Alessandro Florenzi, who was Romanist at the time, also took away his prize. Yesterday, at Wembley, the only veteran of that derby eight years ago, he would have had no reason to do so. Two years ago, Lazio as the protagonist, the social controversy against the Juventus champion, Cristiano Ronaldo, who, defeated in the Italian supercup final, immediately removed the second place medal from his neck.

By Felice Florio

Translation by Romano Pisciotti

LEGGE DEL MARE: PORTO SICURO

“Porto vicino” non è scritto da nessuna parte. “Porto sicuro” è definito solo per ciò che non è. 

Il porto sicuro

Che cos’è un “porto sicuro” o “luogo sicuro” (nelle convezioni internazionali Pos, “place of safety)?

A chiare lettere non c’è scritto da nessuna parte – risponde Matteo Villa, analista dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), esperto di migrazioni –. L’unico modo in cui si può provare a ricavarne una descrizione sono le linee guida dell’Organizzazione internazionale del mare (Imo) del 2004, che definiscono solo che cosa non è un “luogo sicuro”.

Non sono obbligatorie, si tratta di raccomandazioni e strumenti di ‘soft law

e stabiliscono che non si può sbarcare dove non sono garantiti alcuni diritti fondamentali, in particolare se a bordo ci sono persone che potrebbero beneficiare di tutele addizionali come, ad esempio, potenziali richiedenti asilo”.

È un dibattito ideologico, che non ha nulla a che fare con il diritto marittimo.

Il diritto marittimo è usato come una scusa, ma non esiste nessuna regola del diritto marittimo che consenta a una nave di non rispettare le regole della sua registrazione di bandiera, non esiste nessuna regola del diritto marittimo che consenta al comandante di disobbedire consapevolmente alle regole della bandiera battente la sua nave, non esiste una singola regola di diritto marittimo che consenta al Capitano di scegliere solo il porto che lui e solo lui decide sia “sicuro”, non esiste una singola regola di diritto marittimo che consenta al capitano di decidere che la Tunisia (nientemeno che la Tunisia con i suoi nove milioni di passeggeri delle crociere ogni anno!) non è “sicura” perché non offre “asilo” (che nulla ha a che fare con la “sicurezza”, ma con l’ideologia politica di ciascuno, che quindi non persegue la sicurezza ma i benefici politici)

Porto vicino

Più facile sarà capire che cos’è il “porto vicino” e dove si trova? Geograficamente sì. Giuridicamente proprio per nulla. Perché l’espressione “più vicino” (“closest” o “nearest”) non è contenuta in nessuna convenzione o trattato sul diritto internazionale del mare; o almeno non con riferimento allo sbarco dei naufraghi. Mentre appare decine di volte per parlare di collisioni fra navi, delimitazioni per definire un arcipelago o le acque territoriali, porti dove ormeggiare per riparare guasti che stanno causando danni ambientali e sversamenti in mare di sostanze tossiche o per definire la “più vicina rappresentanza diplomatica dello stato di bandiera”.

La minima deviazione possibile

La frase che usa invece la giurisprudenza internazionale sui naufragi è un’altra: “minimum further deviation”, cioè una “deviazione minima ulteriore” rispetto alla rotta originaria della nave che ha soccorso. Un accorgimento pensato per limitare i danni economici di mercantili e armatori e ridurre il lasso di tempo in cui un’imbarcazione inadeguata si trova a navigare sovraccarica di esseri umani.

Soccorso e sbarco

Quarto capitolo: quanto velocemente devono avvenire le operazioni di soccorso e, soprattutto, quelle di sbarco dei naufraghi? È stato questo in fondo il vero nodo cruciale dei casi Aquarius (scortata a Valencia dalla Guardia costiera nel giugno 2018) Diciotti (per giorni in attesa al porto di Catania), e i diversi casi Sea Watch, incluso l’ultimo, che ha visto la comandante Carola Rackete prendere la situazione di petto e forzare l’ingresso in porto. I testi internazionali, ancora una volta, offrono più punti interrogativi che certezze. La frase chiave è quel “non appena ragionevolmente praticabile” (“as soon as reasonably practicable”) messo nero su bianco nel terzo capitolo della Convenzione Sar del 1979, che ovviamente lascia aperto un oceano di interpretazioni.

 

Romano Pisciotti: Navigando il web

TASTE OF ITALY…IN NIGERIA

Land of Fire: Divine forces flowing to the sea in crystal rivers between lava rocks and deep lakes, invisible to mortals and to the envious Moon; theatre of magnificence for the Deities that reign the Earth, battlefield for the splendour of the God who rules the waves: infinite clash for the power of beauty.

Romano Pisciotti

Terra del fuoco: Divine forze scorrono al mare in fiumi di cristallo tra rocce di lava e laghi profondi, invisibili ai mortali e alla Luna invidiosa; teatro della magnificenza per le Divinità che regnano la Terra, campo di battaglia per lo splendore del Dio che regna le onde: infinita battaglia per il potere della bellezza.

Romano Pisciotti

 

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INFO IN NIGERIA: Romano Pisciotti, mail to italmotor@gmail.com

VOLCANO GIN

 

METHOD OF PRODUCTION
Cold Compaund: Following the distillation of cereals, we proceed with the cold infusion, with different timing, of the botanists. At the end of the process, these come next
assembled according to a recipe that is the result of sixty-seven infusion tests.
Handcrafted in small quantities and without additives in Santa Venerina, at the foot of the Etna volcano, in the oldest Sicilian distillery of Mastro Mariano.

 

Antichi Vinai wines are born from the secrets and passion for the vine.


For four generations the Gangemi family has been dedicated to viticulture and to the enhancement of Sicilian indigenous vines, especially Etna. In one hundred years of work in the vineyards on the slopes of Etna and in the aging cellars, experience has been added to the passion, to experience the technology, to give admirers of Sicilian wines great certainties to savor.

CONSORZIO ETNA DOC


Etna was the first controlled designation of origin to obtain the
recognition of the designation of origin, the Doc Etna, in fact, was
recognized with DPR of 11.08.1968 published in the Official Gazette of 25.09.1968.


Furthermore, the disciplinary has remained intact since the year of its drafting, maintaining
unchanged the forecast of the indigenous vines of the volcano, for production


Etna doc in its types Red, Rosé, White and Superior White.
The production area of ​​the designation of origin covers part of the territory
of the municipalities of Aci, Sant’Antonio, Acireale, Belpasso, Biancavilla, Castiglione di
Sicily, Giarre, Linguaglossa, Mascali, Milo, Nicolosi, Paternò, Pedara, Piedimonte
Etneo, Randazzo, Sant’Alfio, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Trecastagni,
Viagrande and Zafferana Etnea, on the slopes of Etna, in the province of Catania.

ANTICHIVINAI – ANCIENT WINE-MAKERS

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95012 Passopisciaro (CT), Italy

Tel. +39 0942 983232
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INFO IN NIGERIA: Romano Pisciotti, mail to italmotor@gmail.com

 

 

 

La Cina verso il primo calo della popolazione in 70 anni

La Cina ha posticipato la pubblicazione del nuovo censimento (il settimo), ma nega che, come sostenuto dal Financial Times, il documento certifichi il primo declino demografico del paese dai tempi del disastroso “balzo in avanti” voluto da Mao Zedong negli anni Cinquanta.

 

Il quotidiano cinese Global Times afferma che se i nuovi calcoli ufficiali indicheranno una popolazione inferiore all’1,4 miliardi registrati nel 2019 è probabile che ci sia stato un errore statistico in precedenza. Il censimento sarebbe infatti più accurato delle relazioni redatte annualmente. A ogni modo, la testata sostiene che la diminuzione del numero di abitanti dovrebbe iniziare nel 2022, ponendo fine a un quinquennio di crescita.

La crescita demografica è un fattore determinante nello sviluppo di una collettività. In particolare, le grandi potenze hanno bisogno di una popolazione giovane per perseguire le loro ambizioni geopolitiche.

Niccolò Locatelli
Coordinatore di Limesonline

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Presentato da Romano Pisciotti

CURIA REGIS

Curia regis Nel Medioevo, organismo con il compito di amministrare la giustizia e di consigliare il sovrano in materia politica ed economica. Il termine poteva riferirsi sia all’assemblea dell’aristocrazia feudale, di alcuni cavalieri e delle alte cariche ecclesiastiche, che veniva convocata in particolari occasioni, sia al gruppo ristretto di consiglieri del sovrano.

https://www.treccani.it/enciclopedia/curia-regis/

Curia Regis” in Latin means “king’s court.” It is also termed as King’s Court or Aula Regis. Curia Regis refers to the Norman English court with a body of advisors, who traveled with the king, advised him on political matters and acted as an appellate court in complicated cases. Later, the functions of the curia regis became exclusively judicial in nature.

Il Re è la fonte di ogni potere, egli quindi in linea teorica ha anche il potere di risolvere le controversie. Tuttavia se da un lato il re organizza un proprio Tribunale (Curia Regis), dall’altra parte riserva a tale Corte unicamente le cause dal suo punto di vista più importanti: la Curia Regis ha competenza a risolvere le cause relative alle finanze regie, all’investitura dei vassalli, alla proprietà ed al possesso dei beni immobili, nonché alle cause penali fonte di pericolo per la pace del Regno. Il Re è direttamente a capo della Curia Regis.
Per tutte le altre cause vengono istituiti dei Tribunali locali: le Corti Baronali. Esse sono strutturate nel singolo feudo, coordinate dal signore feudale.

Guarda le slides:

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Presentato da Romano Pisciotti

Romano Pisciotti

I rischi delle mega-navi, non solo a Venezia

I rischi principali associati alle meganavi sono la capacità di spegnimento degli incendi, lo stoccaggio sicuro del carico e l’errata dichiarazione del carico; nonché le difficoltà di salvataggio date le loro dimensioni, rischio altissimo se pensiamo alle navi passeggeri

Le portacontainer diventano sempre più grandi. Per risparmiare viaggi e carburante, essenzialmente. Soprattutto sulle “autostrade” intercontinentali, in particolare la linea Usa-Cina-Usa. Le navi diventano mastodontiche, tanto che vanno costruiti porti appositi e si punta sul transhipment per trasportare le merci nei porti più piccoli (si trasbordano le merci dalle navi madri a unità più piccole).  La capacità di trasporto dei container delle navi, calcola Allianz,  è aumentata di circa il 1.500% negli ultimi 50 anni ed è quasi raddoppiata nell’ultimo decennio.

Le grandi navi hanno sempre avuto difficoltà nel ricupero dell’investimento necessario per costruirle.

presentato da Romano Pisciotti

 

Il pregiudizio

Confrontiamo una terzina Dantesca con una citazione di Einstein

Pd I – 88,90

e cominciò: «Tu stesso ti fai grosso col falso imaginar, sì che non vedi

ciò che vedresti se l’avessi scosso.

e cominciò a dire: «Tu stesso ti impedisci di capire pensando cose false, così che non vedi ciò che invece vedresti se avessi scacciato questo pregiudizio.

E’ più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio
Albert Einstein

“Il pregiudizio è un processo che porta ad attribuire a una persona sconosciuta i tratti e le caratteristiche ritenute tipiche del suo gruppo di appartenenza”
Il pregiudizio può essere sia negativo sia positivo, si può avere una immagine o positiva o negativa rispetto a una categoria di persone e di conseguenza si opereranno comportamenti positivi o negativi verso quella categoria, se il pregiudizio è molto negativo si può arrivare alla discriminazione. Il pregiudizio può essere considerato come un fenomeno ordinario e quotidiano, riscontrabile tra la gente comune che deriva probabilmente dagli stessi processi cognitivi e sociali che influenzano tutti gli aspetti della nostra esistenza. Esso riflette i processi cognitivi in quanto è un prodotto della nostra percezione del mondo e del tentativo di dargli un senso. L’attivazione e l’applicazioni di categorie e di stereotipi avviene in modo automatico e inconsapevole.
Molti esperimenti nella letteratura confermano che lo stereotipo di un gruppo sociale sia difficile da cambiare, in quanto vengono alimentati da nuove informazioni negative e non vengono neppure attivati quando le informazioni sono positive.
Perciò è molto più facile confermare uno stereotipo piuttosto che smentirlo. Si ottiene così un circolo vizioso che funziona come una profezia che si autoavvera: la categorizzazione, la formazione di preconcetti, la conseguente attuazione di comportamenti e la conferma delle aspettative iniziali.
“l’attivazione di una precisa aspettativa produce comportamenti e atteggiamenti coerenti con essa, che a loro volta sono in grado di produrre le basi per una conferma dell’aspettativa stessa”

Romano Pisciotti: navigando il web

Pisciotti
Romano Pisciotti

Creative destruction

How Antitrust Regulation Hinders Innovation and Competition

Few economic concepts elicit such strong reactions as that of monopoly, and the policy intended to address it—antitrust regulations (called competition policy in the European Union). Yet, both supporters and opponents of antitrust regulations agree on one fundamental point—that effective competition is vital to the American economy and the welfare of its citizens. However, they differ in how the law should encourage this. There are essentially three schools of thought regarding antitrust policy:

  1. Interventionist. Regulators should use the law proactively to break up companies that are abusing their market power and restore a competitive market. The size of a company is a good guide as to when this should be done.
  2. Consumer welfare. Abuse of market power is rare and dominant market positions can be achieved through delivering improvements in consumer welfare. Therefore, antitrust laws should be used not to break up companies that have grown big through successful competition, but to address instances of collusion, price fixing, or other anti-competitive behavior.
  3. Free market. Antitrust law is unnecessary. Market processes routinely undermine monopolies—and attempts to create monopolies. Laws against “unfair competition” prevent property owners from experimenting with joint ventures and other innovations that can improve consumer welfare.

Until recently, there was a sharp partisan divide between these schools, which can be roughly described as liberal, conservative, and libertarian, respectively. Traditionally in practice, this meant that antitrust conservatives would more often side with the libertarian camp, while leaving some room for cooperation with the liberal faction. However, the recent rise of “big tech” has led some conservatives to turn to the most interventionist approach with a zeal that threatens innovation in America’s world-leading technology industry.

The interventionist approach suffers from the same problems classical liberal economists have long identified with government interventions in markets.

First, there is the “knowledge problem”—how do regulators know better than the market what the best market structure is?

Then there are what are known as public choice considerations—regulators might exercise their powers to promote their own preferred policy positions. The very existence of those powers will lead to intense lobbying by regulated entities—both those seeking regulatory relief and those who benefit from entry barriers that limit competition from potential new entrants in a market.

The consumer welfare approach also has problems. Retaining antitrust law as an option that may be used against entrepreneurs carries the same threat to innovation posed by the interventionist approach. For instance, politicians with an animus against certain companies may pressure regulators into opposing mergers involving those companies. Regulators assessing unfair competition will not be immune from the knowledge problem and public choice effects. Entrepreneurs, eager to avoid provoking antitrust enforcement actions, will be dissuaded from pursuing innovations that might run afoul of the law.

The third approach, abolishing antitrust law, is extremely controversial. There is a widespread belief, among policy makers, the media, and the public, that without the threat of antitrust law, companies will disregard customer preferences, extract excessive profits, and kill off competitors. Yet there is no such thing as a dominant market position unless it is guaranteed by government. AOL, Borders, Blockbuster, Sears, Kodak, and many other firms once considered dominant in their markets have fallen as the result of competition, without any antitrust action.

This process of creative destruction, succinctly described by the economist Joseph Schumpeter, is a major driver of the kind of innovation that helps raise living standards. It will surely continue unless, ironically, antitrust regulators gain too much power. Were that to happen, large firms will be tempted to reach accommodations with a government that restricts their activities in exchange for not being broken up. Those accommodations will usually include protections and guarantees that act as entry barriers against potential innovative challengers. The result will be less competition, fewer innovations, and lower consumer welfare.

Creative destruction is the best answer to dominant market positions. Rather than use antitrust law aggressively, those who wish to see big companies fall quickly should instead work to end antitrust law. As for other barriers to creative destruction—for instance, financial regulations that make launching an initial public offering of stock prohibitively costly—increased competition can be achieved through deregulation in those other areas.

 

Presented by Romano Pisciotti